Verrà presentato un esposto alla Corte dei Conti nei prossimi giorni per chiedere di far luce sulla Mattonaia ed accertare eventuali responsabilità amministrative e contabili. A lanciare l’iniziativa il Municipio dei Beni Comuni insieme all’Unione Inquilini, che hanno dato il via anche a una raccolta di firme che allegheranno all’esposto.
L’annuncio è stato dato giovedì 6 novembre, giorno in cui a livello nazionale l’Unione Inquilini ha lanciato una mobilitazione contro il decreto del Ministro Maurizio Lupi che apre la possibilità ai Comuni di vendere il proprio patrimonio residenziale pubblico.
“La Mattonaia in questi decenni ha rappresentato a nostro avviso uno degli esempi più evidenti di cosa significhi ‘cattiva amministrazione'”, affermano dal Municipio, “alloggi pubblici e fondi a destinazione commerciale lasciati a deperire e all’abbandono, con conseguente perdita di valore”.
Motivo per cui contestano la volontà dell’amministrazione di vendere l’immobile attraverso una permuta in cambio di lavori pubblici. Nel testo dell’esposto, che avanza l’ipotesi di “danno patrimoniale per irregolarità di gestione dell’immobile”, si ripercorre la storia dell’immobile, nato per essere destinato all’edilizia residenziale pubblica ma mai utilizzato per questo scopo.
“I sottoscritti cittadini pisani – si legge nell’esposto – ritengono che il comportamento dell’Amministrazione comunale in tutti questi anni abbia determinato un danno economico e sociale alla collettività per un’opera edilizia progettata nel 1979, iniziata nel 1985, parzialmente terminata nel 2001 e da allora rimasta inutilizzata e messa più volte inutilmente in vendita”.
La richiesta alla Corte dei Conti è di “procedere all’individuazione e all’accertamento di precise forme di responsabilità e contestazione dei fatti nei confronti degli amministratori, dei dirigenti e dei funzionari alternatisi in questi anni alla guida del Comune di Pisa implicati nella progettazione, costruzione e gestione dell’appalto dei lavori della Mattonaia, e comunque, di tutti coloro che, nell’arco di tempo considerato – quantomeno nel periodo dal 2003 al 2014 – sono risultati titolari di poteri diretti o di vigilanza e o di rappresentanza istituzionale”.
Chiedono infine “di accertare se dai fatti sopra esposti si possono configurare ipotesi di responsabilità amministrativa e finanziaria, riservandosi di presentare ulteriore documentazione”.