70.000 mq lungo il primo chilometro e mezzo del canale dei Navicelli, 6 capannoni, uffici, piazzali, l’accesso all’acqua e quello scorcio di panorama che è bellissimo fino a che evita di scontrarsi con l’area industriale, quando il profilo diventa più grigio con una grossa, dominante comparsa blu e gialla. L’area dei Cantieri di Pisa è enorme e passeggiando al suo interno si scopre già una fabbrica che non c’è più.
Alla domanda cosa c’è prima dell’abbandono?, qui ai Cantieri si può trovare una triste risposta. Prima dell’abbandono ci sono i beni strumentali, i macchinari, le utenze attive, il controllo dell’area, la presenza dei lavoratori, per quanto appesa a un filo. Tolti i pezzi uno ad uno, gradualmente l’abbandono prende piede, inesorabile, e i metri quadri da improduttivi diventano sporchi, poi dimenticati. Speriamo che per i Cantieri di Pisa l’esito sia un altro.
Andrea Laganà, che è un delegato sindacale e lavora qui dal 1990, dimostra coraggio e forza nell’accompagnarci nei vari capannoni fermi che vi mostriamo nella mappa qui sotto. Perché per lui queste pareti significano altro, una storia in declino fra tentativi di rilancio, investimenti sbagliati, passaggi in mani sconosciute che nel tempo sono diventate invece prevedibili, poi insincere infine ostili.
E in ultimo, quelle pareti significano il tentativo, per qualcuno, di dividere i lavoratori insistendo sulle differenze e “la fragilità della nostra condizione”, quella stessa fragilità che Andrea ha ricordato al consiglio comunale che si è riunito qui lo scorso 20 novembre.
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