Cari Lettori,
oggi con InQuadriamo il diritto non vi voglio parlare di codici, leggi, norme e sentenze, ma di… film!
Per chi, come me, oltre ad avere una grande passione per il diritto ha anche una grandissima passione per il cinema, i legal thriller sono assolutamente da non perdere. Se mi sono iscritta a giurisprudenza è anche perché ho visto e rivisto questi film decine di volte, imparando, tra frasi e battute, anche il funzionamento del processo civile americano!
E allora ho pensato: perché non dedicare un articoletto della mia rubrica anche a questi film, che magari negli anni hanno ispirato generazioni di studenti, di avvocati e di giudici?
Nella mia personalissima classifica dei miei dieci thriller giudiziari preferiti ci sono:
Erin Brockovich
Il film parla della vera storia di Erin Brockovich (Julia Roberts che, per questo film, ha vinto l’Oscar come miglior attrice protagonista), una giovane madre disoccupata che viene assunta come segretaria in uno studio legale di Hinkley, piccola cittadina della California. Cosa c’è di particolare in tutto questo? Che Erin Brockovich, senza una laurea in giurisprudenza e senza aver mai lavorato prima in uno studio legale, riesce a far ottenere ai residenti di Hiknley uno dei più grandi risarcimenti che siano mai stati concessi in tutta la storia degli Stati Uniti. Il tutto grazie all’intelligenza della Brockovich e a quella del suo straordinario capo studio, che si fida dell’istinto della sua giovane collaboratrice e che, alla fine, la ricompensa per il lavoro svolto con una somma ben più alta di quella che le aveva in origine promesso.
Della serie “Se ci credi davvero tutto è possibile”.
Philadelphia
Un brillante e promettente giovane avvocato, socio di un importantissimo studio legale, viene di punto in bianco “licenziato”. Lui accusa i suoi ex colleghi di averlo licenziato solo perché avevano scoperto che era malato di Aids, loro provano a difendersi affermando che il collega era, in realtà, inaffidabile e incompetente. A difendere il giovane avvocato (uno straordinario Tom Hanks che, in questo film, ha vinto l’Oscar come miglior attore) scende in campo un suo collega che, dopo qualche tentennamento, supera ogni pregiudizio per riuscire ad ottenere giustizia.
Della serie “Tenete a portata di mano i fazzoletti perché il finale è sempre da lacrime”.
La custode di mia sorella (My sister’s keeper)
Un avviso preliminare: non è un film facile da vedere. È un film che ti fa star male dall’inizio alla fine, ti prende al cuore e alla gola, non lo puoi vedere senza rimanere a lungo con gli occhi carichi di lacrime. Non vi fate ingannare dalla presenza di Cameron Diaz, che qui interpreta un ruolo veramente drammatico. Il film parla della storia di una ragazzina che fa causa ai suoi genitori, apparentemente “colpevoli” di averla “sfruttata” fin dalla nascita per curare la sorella maggiore, malata di leucemia. La piccola si rivolge ad un avvocato per ottenere quella che negli Stati Uniti si chiama “emancipazione medica”, e nel frattempo la sorella viene ricoverata in ospedale per l’aggravarsi della sua malattia. Il finale è inimmaginabile. Ripeto, non è un film facile, ma vale davvero la pena vederlo e arrivare fino alla fine.
Della serie “L’amore di una sorella è per sempre”.
L’uomo della pioggia (The Rainmaker)
La traduzione corretta del titolo americano dovrebbe essere qualcosa come “L’uomo che fa piovere i soldi”, ma in italiano il film si intitola “L’uomo della pioggia”, e quindi non va confuso con l’altro “uomo della pioggia”, il “Rain man” di Dustin Hoffman. Il film parla della storia di un giovane (Matt Damon) che, fresco fresco di laurea in giurisprudenza, si trova per le mani il caso di un mancato risarcimento da parte di un’assicurazione. Con l’aiuto di un collega (che, pur non avendo mai superato l’esame d’abilitazione, è, di fatto, un ottimo avvocato) il nostro “Rainmaker” riesce a far condannare un’importantissima compagnia di assicurazioni americana al pagamento di un indennizzo record.
Della serie “Anche i piccoli possono diventare giganti”.
Il socio (The firm)
Mitch (Tom Cruise) è un brillante neo laureato in legge ad Harvard che entra, come socio, in un prestigioso studio legale. All’inizio la vita lavorativa sembra un sogno per Mitch: ottimi incassi, ottimi benefit, ottime prospettive di carriera. Ma le cose si complicano quando il giovane socio comincia a scoprire la vera identità di alcuni clienti dello studio legale.
Della serie “Non è tutto oro ciò che luccica”.
Il cliente (The Client)
Un ragazzino assiste al suicidio di un uomo che, prima di morire, gli confida un importante segreto. Non sapendo a chi altro rivolgersi, il piccolo assume un avvocato (la bravissima Susan Sarandon) per difenderlo da chi cerca di incastrarlo, e lei accetta l’incarico per un solo dollaro.
Della serie “Le soddisfazioni più belle non hanno nulla a che vedere con i soldi”.
A civil action
Un altro caso di contaminazione di falde acquifere in un’altra piccola cittadina degli Stati Uniti. La causa è lunga e complessa, le indagini complicate e costose e i risultati incerti fino all’ultimo, e nell’affannosa ricerca della verità un avvocato perderà tutto ciò che possiede, indebitandosi fino all’ultimo centesimo pur di riuscire ad ottenere giustizia per i suoi clienti.
Anche questo, come il precedente, è della serie “Le soddisfazioni più belle non hanno nulla a vedere con i soldi”.
Il rapporto Pelican (The pelican brief)
Una studentessa (e qui troviamo nuovamente Julia Roberts) studia i casi collegati alle morti sospette di due giudici della Suprema Corte e il suo scottante resoconto finisce, ovviamente, nelle mani sbagliate. Solo con l’aiuto di un giornalista (Denzel Washington) la ragazza potrà salvarsi e dimostrare che il suo rapporto afferma la verità.
Della serie “Il collegamento con i Pellicani si capisce solo alla fine”.
Codice d’onore (A few good men)
Un avvocato (e qui ritroviamo Tom Cruise) e un caporale (Demi Moore) sono incaricati di difendere davanti ad una corte marziale due marines accusati di aver ucciso, per soffocamento, un loro compagno. Alla base dell’omicidio ci sarebbe, però, un “codice rosso”, un ordine impartito dalle gerarchie superiori. Memorabile l’interrogatorio incalzante del colonnello Jessep (Jack Nicolson).
Della serie “A volte bisogna tentare il tutto e per tutto”.
Come forse avrete notato, nella mia classifica ho segnato solo nove film … mi sono tenuta un posto libero, chi di voi mi consiglia un altro imperdibile legal thriller?
Aspetto i vostri suggerimenti!
Francesca Bonaccorsi
La parola ai giurati (12 Angry Man – Sidney Lumet 1957)
USA anni 50, un ragazzo ispanico è accusato di aver ucciso il padre e 12 giurati devono decidere a voti unanimi della sua colpevolezza o innocenza e, dunque, della sua vita.
Solo uno di loro, pur non essendo sicuro della sua innocenza,, non è certo della sua colpevolezza “al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Il giurato n. 8 (H. Fonda) riesce a cambiare il finale di una sentenza che parrebbe scontata, condizionata dal pregiudizio e dalle vicende personali dei giurati.
Il film è girato in bianco e nero e, a parte un paio di scene, si svolge interamente in una stanza. Eppure non ci si annoia un attimo.