Gli errori, quando li scolpiamo, diventano orrori per sempre… ok, ok, il tema era difficile e, comprensibilmente, nessuno ha avuto il cinico ardire di andare a cercare tra le lapidi al cimitero. E poi, vuoi perché il suggerimento toponomastico vi ha un po’ influenzati, vuoi perché “via A. Dante” deve avere fatto scuola, ecco che siamo qui a scrivere soprattutto di vie e piazze, ma sarà il teatro a darci la soluzione.
Per lo più, infatti, ci troviamo di fronte a imprecisioni, varianti, indecisioni: Errico o Enrico? Il pisano “Omobono” o l’italiano “Uomobuono”?
L’ufficio del turismo a Pisa ha preferito la versione autoctona: Sant’Omobono, ma un furore italianizzante un po’ bigotto e teso a evitare fraintendimenti erotici impose Uomobuono, affinché con uno spazio di troppo non si finisse per parlare di finocchi gnocchi e pure santi! D’altronde la spaziatura su pietra non è cosa facile e per farci stare un intero Monte Bianco lo scalpellino, che la barra spaziatrice non l’ha, è andato di montebianco; che una mano incerta corresse con dubbia efficacia, come documenta la foto di Cinzia.
A Francesco, che la scorsa settimana lamentava l’uso incoerente delle maiuscole proprio nei cartelli stradali, dedichiamo il manifesto d’incoerenza&pasticci all’incrocio tra via L. Bianchi e viale g. pisano – che poi, sarà Giovanni o Giunta? In effetti, l’uso delle maiuscole nelle insegne stradali è tutto da capire; Francesco ci ha messo la pulce nell’occhio e ci informa che intanto a Livorno preparano la transizione dolce: era via PELLETIER (un Pelletier a scelta), poi è diventata via pellettier con t d’abbondanza – Google Maps certifica – e siamo sicure che diventerà una coerente via pellettieri («questa era la strada delle concerie, un tempo…»).
Enrico Malatesta, anarchico, è, di questo c’è certezza, Errico in Campania, a Pisa no, ma da libertario qual era certamente non se l’è presa. Ciò che resta indecidibile è invece se Vecchia sia la via o Barbaricina: Interstellar dev’essere assai piaciuto all’ufficio toponomastico e forse ci si prenota per una New Barbaricina alla prossima colonizzazione.
Ma a che servono i nomi delle strade se non a trovarle? Così Giovanni ci manda da Firenze una foto del Teatro di Rifredi:
e commenta: «È un errore? Dà fastidio, certo, ma in fondo non è un errore. Anche se le file non sono in ordine alfabetico non importa. A me serve un riferimento come nella battaglia navale. E pure se la I è dopo la K e manca la J, io il mio posto l’ho trovato».
Così questo – che più che scolpito è inciso e rivettato – non è un errore e al tempo stesso lo è. Dipende da come lo si guarda. Similmente, i nomi delle strade andrebbero “solo” decisi, ma ciò che è importante rispetto alla loro funzione primaria è che il riferimento sia chiaro e univoco.
Dunque, refusi che non lo erano. E se tanto ci dà tanto consentiteci di proporvi un non-refuso insolito, un “errore” del tempo, uno scolpito che fu altisonante fino alla fondazione della AS Roma, diventato buffo solo perché la lingua muta in modo imprevedibile e fa – ironia della sorte – di uno storico un capo-curva.
Ci vediamo domenica prossima con L’invasione del cirillico, e salutiamo Pier per “le apici”. Quando volete, #refusiurbani, su facebook, instagram, twitter e per posta a info@battitoriliberi.it (occhio alle insegne!).
Ehm… REDAZZZIÒÒÒNEEEEE! ‘un si vede la gallery
Se fossi vigile a Livorno sarebbe un bel dilemma, perchè sulla multa cosa scriverei, VIA PELLETIER O PELLETTIER?