Per gli inceneritori si aspetterà fino al 2018, perché la produzione di rifiuti cresce lentamente, e se verranno rispettati gli impegni sul potenziamento della raccolta differenziata, la parte destinata al trattamento termico dovrebbe essere tale da non richiedere nuovi impianti.
Il piano straordinario di Ato costa, che è stato approvato nella giornata di lunedì 1 dicembre dai sindaci dei 102 comuni di ambito, diventerà l’atto di programmazione su cui proseguirà il percorso per l’individuazione del socio industriale di Reti Ambiente. La società, ad oggi interamente pubblica, che un domani diventerà il gestore unico del ciclo integrato dei rifiuti – dallo spazzamento alla raccolta, selezione, trattamento e smaltimento – è infatti in una fase di stallo e non ancora operativa.
Obbiettivo: differenziata al 70% per tutti i comuni della costa
L’approvazione del piano – che ha ottenuto il sì di tutti i comuni tranne quello di Filattiera, e l’astensione dei Comune di Livorno, Bagni di Lucca e Viareggio, giunge in estremo ritardo rispetto al cronoprogramma annunciato negli anni passati: dove non sono arrivate le province, cioè programmare una politica comune per i rifiuti, ci hanno pensato i comuni. Rimescolati e con nuovi equilibri, con questo piano hanno preso alcune decisioni rimandandone delle altre; fra i comuni, c’è anche Livorno che ha il suo peso, e che non ha votato contro
nonostante le tempeste degli ultimi mesi, ma si è invece astenuto dimostrando segnali di apertura.
Gli obbiettivi. La previsione è il raggiungimento del 70% di raccolta differenziata entro il 2018-2020, che dovrà andare di pari passi con l’estensione della raccolta porta a porta per almeno l’80% della popolazione della costa. Ad essere favoriti saranno i sistemi di raccolta di prossimità e come prima fase di smaltimento, il trattamento biologico per la creazione si compost, negli impianti di Massa, Pontedera, Viareggio, Rosignano, Porto Azzurro e il ‘famoso’ impianto mai nato dell’area lucchese: Capannori.
Fino al 2018 resteranno solo i due inceneritori di Pisa e Livorno, non se ne prevedono altri
Ci saranno poi gli impianti di trattamento meccanico-biologico per i rifiuti non avviati direttamente all’inceneritore – Livorno, Rosignano, Massa, Massarosa, Porto Azzurro, in una prima fase, e soltanto Massa a regime. Mentre la quota di rifiuti destinati alla termovalorizzazione, sostanzialmente equivalente all’attuale, verrà gestita con gli attuali impianti di Ospedaletto e Livorno. Ma se aumenta la differenziata, perché rimane invariata la quota che va “in forno”, e che invece dovrebbe diminuire? La risposta di ATO rispecchia la posizione della Regione, ovvero: fino a un 30% complessivo dei rifiuti si può andare al recupero energetico, e siccome quello di ATO oscilla fra il 16 e il 24%, “non si tratta di valori che confliggono con un’ulteriore espansione della RD fino al valore previsto a regime dal piano regionale”, dice l’autorità d’ambito, ma di una situazione in cui rimarrebbe “un 30% di rifiuti da trattare”, che “contiene il fabbisogno energetico sopraindicato”.
Un piano che svela l’importanza di un controllo pubblico che dovrà essere tanto più efficace a monte, cioè nella raccolta differenziata. Perché più differenziata significa meno incenerimento, e per questo saranno determinanti i passaggi che verranno fatti da qui al 2018, perché a quella data non sia necessario rimettere mano agli impianti ma anzi, con una differenziata più robusta si potrà avviare una nuova stagione. A livello regionale è stato anche chiesto di togliere dalla gara questa fase della gestione, ma il piano è stato votato senza emendamenti e il ciclo messo a gara resterà integrato.
Decisioni relative ad adeguamenti, ristrutturazioni o nuove realizzazioni di impianti di termovalorizzazione vengono quindi posticipate al 2018, alla luce della situazione che ci sarà allora. Per l’inceneritore di Ospedaletto infatti è previsto anche uno stop l’anno prossimo, per manutenzione e verifica dello “stato di salute” della macchina. Discariche, infine, solo per i rifiuti stabilizzati, cioè trattati, in misura non superiore al 10% del totale dei rifiuti. Dal gestore unico si attendono anche riduzioni dei costi. Se il servizio è attualmente molto caro – si parla infatti di 310 milioni di euro all’anno per tutti i comuni dell’Ato, 346 euro a tonnellata, e 212 euro per abitante – con l’unificazione
delle attività (acquisti, manutenzione, amministrazione…) ci sarà un abbassamento dei costi stimato del 7% e tramite l’applicazione della misurazione puntuale, anche delle tariffe.
Si attende ora il via libera della Regione sulla Valutazione Ambientale Strategica, perché il piano possa dirsi in regola; quanto al percorso di gara per l’individuazione del socio industriale di Reti Ambiente, si è chiusa la fase delle manifestazioni di interesse. Sono 6 le aziende che hanno partecipato e nella fase di dialogo competitivo – cioè di trattativa su modalità, costi e previsioni del servizio, dovranno decidere se e come aggregarsi con altre società o partecipare da sole. In primavera, concluse le valutazioni delle attuali società che gestiscono i rifiuti, molte delle quali municipalizzate, si potrà procedere alle offerte tecniche ed economiche, e in autunno dell’anno prossimo, all’aggiudicazione. Ingresso operativo del gestore unico quindi, a gennaio 2016. Forse.