Oddio. Sono arrivate. Anche quest’anno sono tra noi. Gli incubi del palinsesto televisivo. La droga del subconscio. Scariche elettriche nelle gengive. Vere e proprie mazzate sull’ipofisi.
Le pubblicità dei profumi.
Tu sei lì che ti stai scofanando un pacco famiglia di Galletti spalmati di tutti i nomi della Nutella da Aldo a Vincenzo e SBAM!, ti arriva in faccia Charlize Theron che si arrampica su una liana. Che già di per sé è un pezzo d’arredamento comodo, vuoi mettere una bella pertica tra primo e secondo piano? Che se hai un filino di urgenza intestinale vai diretta dalla camera da letto al bagno in tre secondi netti. Basta non sbagliare le planimetrie, uno magari si scorda gli occhiali fuori dalla vasca, si allunga per prenderli e precipita sul comodino. Comunque, Charlize non ha problemi di colon e si arrampica sulle liane che ha in casa per sport. Embè? C’è chi gioca a calcio e chi si arrampica, anvedimpo’. Siccome è anche un gran pezzo di femmina, si arrampica vestita di oro, su una liana d’oro in una stanza d’oro. Che tu, col labbro sporco di Nutella e un etto di briciole sparse sulla felpa, la prima cosa che pensi è Starà pubblicizzando una banca.
E poi lo dice, anzi lo sussurra: sgiadòòòòòr diòòòòòr. E tutta ‘sta messinscena pe’ ‘n profumo?, ti chiedi sputazzando biscotti in giro e attaccando la marmellata di fichi. Carrelli e ti becchi un giovinotto alto, spalle larghe, moro, barba lunga ma curata, che in giacca e cravatta se ne va passeggiando e riflettendo sul senso profondo di essere un uomo. Onestà, forza, saldezza di obiettivi. E mentre sbavi sulle tue ciabatte a forma di anatra, arriva, di nuovo la voce fuori campo. Ovattata stavolta dalla scarica di ormoni che ti tappa le orecchie, per cui percepisci solo “…per uomoooh”. Aridaje! Un altro profumo. Giri ancora e ti trovi Matthew McCounhag… McCunohg…McCohunnogh… quello che ha fatto i film, per intendersi, che scialangua in americano coatto qualcosa a una Scarlett Johansson che caccia bellezza a pacchi da ogni poro, e mentre lui guarda il suo orologino FlyFlot dicendo col naso Forsedovremmotornareindietro, lei lo guarda con espressione ispirata e nostalgica e gli risponde Yes… we should…, e tu muori d’amore. Per lei, naturalmente. Che lui pare un cronista di una partita di baseball degli anni ’20. Ma resta il fatto che è di nuovo una pubblicità di un profumo. Del profumo DolciènGbbana, come lo pronuncia la nostra Scarlett de famiglia.
Chissà quanto spendono per fare delle pellicole del genere. Perché alcune sono veri e propri film, ammettiamolo. Anche l’epico ROMA di Laura Biagiotti è ambientato in una specie di Eneide piena di atmosfere bianco&nero, fontane di Trevi e Colossei. E manco una parolina per la monnezza, i coatti e i campi rom. E che maniere, però.
A quel punto prendi una risoluzione. Ti asciughi il mento dalla ricotta di capra che nel frattempo hai aperto perché coi Galletti è la morte sua, e ti decidi: la faccio pure io ‘na pubblicità per un profumo.
E che ci vuole? Basta prendere una telecamerina e poi cambiarsi, mettere su un vestitino primaverile di quelli leggeri, a fiori. Sciogliere i capelli e coprirli con un cappello grande, da mare, in paglia. Infilarsi un buon tacco dodici ai piedi e uscire fuori, sul balcone. Chissene se è dicembre. Poi attaccare il ventilatore e spararselo addosso dal mezzo busto in su, quanto meno per evitare il disdicevole effetto Marilyn con i mutandoni di fustagno.
Prendere una boccia da mezzo litro di bagnoschiuma in cui sono stati precedentemente mescolati shampoo, profumi vecchi, un po’ di Leone70, origano e spezie varie. Shakerarla e non dare importanza al fatto che abbia il colore del moccio e l’odore del tuo cane quando rientra dalla passeggiata sotto la pioggia.
A questo punto, ciak!, si gira.
Inizi a passarti il bottiglione su tutto il collo, sulle braccia, sul decolté, mentre il ventilatore fa volare via il cappello e rende i capelli liberi di fluttuare nell’aria, e il vestito si muove leggero offrendo quel meraviglioso effetto vedo-non vedo. Già. Tempo dieci minuti e hai una bronchite, un blocco gastrico, i capelli ti stanno accecando e per acchiappare al volo il cappello ti lussi una caviglia sul tacco dodici. Nel frattempo hai stappato il fiasco di profumo (?) e sono appassite all’istante tutte le piante del balconcino.
Ma come per ogni vero artista, the show must go on, perciò guardi nella telecamerina e rantoli
“Eau de ascèl, le niuvù parfàm del budèl de ta mèr”.
È fatta.
DolciènGbbana, tremate.
Alessia R. Terrusi