A pochi giorni dalla presentazione della stagione di danza 2015 del teatro Verdi di Pisa, riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Ilaria Distante, attrice-danzatrice pisana che lavora con la compagnia Pippo Delbono dal 2000
Il Teatro Verdi di Pisa è un bellissimo teatro. Rimane nei miei sogni il prototipo del Teatro forse perché è il primo che ho visto a 6 o 7 anni.
Quando sento la parola Teatro mi viene sempre in mente l’edificio Teatro. Si possono fare cose belle ovunque, nelle fabbriche e nelle foreste, però il teatro rimane un bel posto dove stare e i teatri oggi sono luoghi fragilissimi da proteggere, possono chiudere per sempre da un giorno all’altro o diventare supermercati. Nella mia adolescenza al Teatro Verdi ho visto spettacoli meravigliosi ai miei occhi d’allora, che mi hanno cambiato la vita: Linsday Kemp tutte le volte che è venuto, “Il sogno di una notte di mezza estate” del Teatro del Carretto, “Giovanna d’Arco” di Roberto de Simone, “Le tre sorelle” di Checov con la regia di Luca Ronconi, “Il Rinaldo” di Haendel con la regia di Pierluigi Pizzi, Dario Fo, Gaber e tanti altri che sicuramente ora dimentico. Lì, dentro a quel teatro, ho sentito che avrei fatto Teatro.
Anche “Barboni” di Pippo Delbono l’ho visto per la prima volta nella chiesa di San Paolo all’Orto, allora parte di una rassegna del Verdi alla fine degli anni 90. All’epoca ero da poco tornata da Parigi e Genova dove vivevo, eppure Pippo che mi ha trasformato l’esistenza, l’ho incontrato sotto casa a Pisa. Ho immediatamente avvertito con questa compagnia un sentire forte e comune, una bellezza, una storia, una poesia della quale volevo necessariamente far parte.
Così con la compagnia di Pippo Delbono lavoro dal 2000 da “Silenzio”. Il pubblico apprezza ed è grato quando vede la bellezza ed in essa si riconosce. In Francia, non solo Parigi, la Francia della provincia nascosta e un po’ noiosa, ci sono stagioni interessantissime, vorresti abitare ad Amiens tutto l’anno per andare alla Maison de la Culture. Noi incontriamo ovunque nel mondo ad ogni spettacolo un pubblico festoso e commosso, sempre in piedi ad applaudire nelle grandi capitali e nelle piccole città come potrebbero essere Pisa anzi più piccole di Pisa.
A Pisa poi c’è anche un’Università prestigiosa ed i professori tengono corsi su spettacoli e compagnie che a Pisa i ragazzi non vedranno mai se non fuggono lontano con il treno o l’aereo. Quando ho visto Pina Bausch per la prima volta a Parigi nel 1995 al Théâtre de la Ville sono rimasta in trance una settimana. “Kontakthof” e “Danzon”, poi Pina l’ho rivista una ventina di volte da viva e altrettante dopo. Ho scoperto William Forsythe a Paris quello stesso anno di Pina nel Teatro di fronte, Théâtre du Châtelet; due universi contrapposti che si guardavano, la testa e il cuore, Forsythe la perfezione, il vigore, la geometria sovrana, Pina l’estasi e lo spasimo.
Ed in quello stesso periodo ho cominciato a ballare il Tango Argentino a Paris e sono riuscita a portare anni dopo nel 1999 a Lucca al Teatro del Giglio, che allora si è dimostrato interessato, “A Fuego Lento” di Catherine Berbessou, una coreografa di gran talento in un bel lavoro di ricerca nella danza contemporanea con il Tango Argentino.
Il teatro era stracolmo e i danzatori hanno tenuto anche un seminario. Gli spettacoli di Pina e Forsythe immagino costosissimi da ospitare ma ce ne sono tante altre in giro di compagnie non meno forti che con budget sostenibili aprirebbero gli occhi a questa piccola città che ha veramente bisogno di sentire il suo cuore battere a ritmo con il resto del mondo.
Sono felice che risentirò presto l’amica Petra Magoni con Musica Nuda per la prima volta al Teatro Verdi di Pisa, la sua città, il 17 Dicembre. Un concerto fuori stagione in beneficenza, gli artisti non saranno pagati, eppure Petra e Ferruccio riempiono i teatri del mondo, ora che scrivo sono al Coliseo di Buenos Aires. Al comunale di Modena, teatro enorme all’italiana, un po’ di tempo fa ho fatto fatica a trovar posto nel loggione per sentir Musica Nuda.
L’altra sera sono passata a trovare gli amici del Teatro Rossi Aperto adiacente alla casa dove sono cresciuta e dove ancora vive mia madre, che programmano al gelo, senza riscaldamento e finanziamento, spettacoli spogli e magici in un luogo storico fantastico, incredibilmente e vergognosamente abbandonato per più di mezzo secolo nel cuore della città. Ecco al Teatro Rossi incontro gente che ci mette tutto, anche quello che non ha per fare cose belle. Mi auguro di continuare a vedere e a sentire al Verdi e al Rossi, meraviglie che mi cambiano la testa, il cuore, gli occhi, è per questo che continuo ad entrare in un Teatro.