Il teatro secondo Sara ed Hengel (Teatro Cantiere)
E così è Natale. E tutti quelli oramai diventati grandi rivangano con piacere i loro Natali dell’infanzia ripensando ai traumi legati alla scoperta della non esistenza di Babbo Natale, ai giochi preferiti ricevuti, alla magia legata a questo giorno, il 25 dicembre. Ma il Natale ed i suoi riti non sono uguali per tutti. Perché ad esempio ad alcuni di noi non era Babbo Natale a portare i doni, ma Gesù Bambino, lui in persona, appena nato. A me no. Da me veniva senza ombra di dubbio Babbo Natale: avevo il camino in casa, l’albero era a pochi passi e sicuramente lui passava da lì per lasciarmi i pacchetti da scartare. E poi abitavo in mansarda, era facilissimo. La mia famiglia non è credente per cui la mia magia natalizia era interamente legata a quest’uomo barbuto che, se ero stata brava durante l’anno, mi avrebbe portato i regali richiesti nella letterina. E questo mi stava bene. Fino a che non ho scoperto che i miei amici facevano anche altre cose a Natale che io non facevo e che mi incuriosivano…
Così un giorno chiesi a mia mamma se potevamo fare anche noi il presepe perché a me l’idea di creare un piccolo allestimento animato da fiumi fatti di fogli d’alluminio, colline di cartone con la neve di cotone, pastori, pecorelle, la capanna con il bue, l’asinello, Giuseppe, Maria e la mangiatoia, ecco questo sì mi affascinava molto. Ma ancor di più mi ammaliava l’idea di poter mettere il bambinello in questa cornice perfetta allo scoccar della mezzanotte. Che magia! Ecco, quello per me (per qualche anno) è stato un gioco divertente, il mio personale teatrino di Natale col bambinello che prima non c’è e poi, a mezzanotte, appare. Et voilà!
Ma c’era anche un altro rito che in famiglia non si seguiva e che quindi, data la mia curiosità innata, volevo vedere. Era la messa di Natale di mezzanotte.
Così un giorno chiesi a mia mamma se mi poteva portare alla messa del 25 dicembre. Come per il presepe disse di sì e ricordo bene la sua aria incredula e stranita. Il fatto è che volevo partecipare anche io, capire che cosa mai attraesse così tante persone a fare quella cosa. Tutti gli anni, tutti insieme. A dir la verità non ricordo molto: donne in pelliccia, freddo, canti corali, atmosfera di luce calda e, dopo un po’, anche sonno… ma non potevo dirlo, ormai l’avevo scelto e dovevo arrivare alla fine. Non credo di esserci mai più andata. Penso mi sia bastata quella volta.
Forse da lì è nato il mio interesse per i riti ed è quello che poi, passata l’adolescenza, mi ha fatto prendere tutti questi eventi come qualcosa che può essere interessante anche da un altro punto di vista, quello appunto del rituale teatrale. Allora quando vado ad un matrimonio, ad un rosario o ad un funerale seguo come il prete dice la messa, e mi chiedo: “Sarà dentro? Ci crederà davvero? Sono parole di routine oppure sono in qualche modo personalizzate? Sta parlando davvero alle persone?” E anche. “Come agiscono le persone? Come capisco in anticipo quando si alzano, quando si siedono? Come cantano? Che voce usano quando pregano?” E così via. C’è un mondo lì dentro. Un mondo magico che apre porte divine, proprio in questo periodo…e nel teatro sta a noi aprirle sempre, in qualsiasi periodo dell’anno.
…So this is Christmas
We hope you have fun…