Polo Tecnologico di Navacchio e Pont-tech sono le due più importanti partecipazioni, ma non le sole, che la Provincia di Pisa si appresta a dismettere. Il 31 dicembre è stato pubblicato infatti il bando d’asta che mette in vendita le partecipazioni dell’ente in base a una legge del 2007 che stabilisce che le amministrazioni pubbliche non possono costituire o partecipare in società in qualche modo estranee alle proprie finalità istituzionali.
E così, a partire da questa norma e dall’aggiornamento dell’atto di indirizzo sulle Società Partecipate, approvato dal Consiglio Provinciale nel dicembre del 2013, a uscire dal portafoglio della Provincia di Pisa saranno le quote di sette società considerate non strumentali.
Dell’Interporto Vespucci (di cui detiene il 2,47%), a Fidi Toscana (0,024%), a Banca Popolare Etica (0,003% ), Toscana Energia (0,081) e PO.TE.CO., il Polo Tecnologico Conciario in cui la Provincia partecipa con il 4,30 %, insieme a una serie di comuni, consorzi e associazioni di categoria.
Percentuali a due cifre invece, e quindi nettamente più sostanziose, per la partecipazione della Provincia al Polo Tecnologico di Navacchio e alla Pont-tech.
Pont-tech, che ha sede a Pontedera, è un consorzio per la Ricerca Industriale e il Trasferimento Tecnologico che nasce nel 1996 dall’iniziativa di quattro soci (poi diventati 11), Scuola Superiore, Scuola Sant’Anna, Comune di Pontedera e appunto Provincia di Pisa che oggi detiene il 24,97%: una quota che andrà all’asta con una base di 190.949 euro e che corrisponde al netto patrimoniale al 31 dicembre 2013.
La partecipazione più rilevante è quella nel Polo Tecnologico di Navacchio, che da sola vale quasi 6 milioni di euro
Termine ultimo per partecipare al bando, che si svolgerà nelle modalità dell’asta pubblica, il 30 aprile 2015. Il modo con cui verrà attuata la gara è quello delle offerte segrete, che verranno messe a confronto a partire dalla base d’asta: non ammesse offerte a ribasso, né la presentazione di più offerte per uno stesso lotto provenienti dallo stesso soggetto. Sarà possibile invece per un soggetto concorrere all’acquisto delle quote delle diverse partecipate.
Ad aggiudicarsi le quote delle partecipate in dismissione della Provincia saranno quindi coloro che avranno offerto il prezzo più elevato rispetto alla base d’asta. A costituire eccezione sarà l’esercizio di prelazione là dove lo statuto lo preveda, come nel caso di Pont-tech.
Nel caso di offerte equivalenti per uno stesso lotto, i concorrenti saranno invitati a formulare nuove offerte mediante rilancio. Unica eccezione il Polo Tecnologico, Pont-tech e PO.TE.CO per cui a parità di prezzo saranno favoriti soggetti che gestiscono attività di trasferimento tecnologico e/o di incubazione di impresa.
L’aggiudicazione avverrà in seduta pubblica, prevista per il 4 maggio: in quell’occasione si procederà all’aggiudicazione provvisoria e alla redazione di una graduatoria, valida nel caso in cui i primi classificati risultino poi privi di requisiti o si ritirino dall’acquisto. Il bando prevede che a fronte di una sola offerta pervenuta, purché superiore alla base d’asta, si proceda comunque all’assegnazione.
Più complesso lo scenario che si aprirà invece nel caso in cui il bando non dovesse andare a buon fine. Se la legge di stabilità del 2014 ha prorogato il termine originariamente previsto per la dismissione (31 dicembre 2010) portandolo al 31 dicembre del 2014 (il bando dunque è uscito proprio nell’ultimo giorno disponibile), ha anche stabilito che nel caso in cui entro quella data “la partecipazione” non sia stata alienata mediante procedura di evidenza pubblica, questa “cessa ad ogni effetto”.
Nei 12 mesi successivi a questa cessazione forzata – che nel caso del bando pisano inizierebbero ad essere conteggiati dalla chiusura dell’asta, quindi dal 30 aprile – la società partecipata dovrà “liquidare in denaro il valore della quota del socio”. I criteri per la liquidazione a cui fa riferimento la legge di Stabilità del 2014 sono stabiliti per legge e dovrebbero essere gli amministratori delle società a determinare il valore delle quote, tenuto conto della consistenza patrimoniale della società e delle sue prospettive reddituali, nonché dell’eventuale valore di mercato delle azioni.