Diretto Richard Glatzer e Wash Westmoreland (2015) il film racconta a storia di Alice e del dolore che l’Alzheimer innesta nelle relazioni familiari
Richard Glatzer e Wash Westmoreland (2015)
Questa è la storia di Alice Howland, donna realizzata ed emancipata; affermata docente di linguistica alla Columbia University di New York, madre di tre figli adulti e moglie di un medico in carriera. Questa è la triste storia di Alice e di come l’Alzheimer, in una rara forma, a 50 anni inizi a rubarle tutto, parola dopo parola. Julianne Moore – Golden Globe 2015 come migliore attrice protagonista in un film drammatico – da sola regge tutto il film. Sul suo volto si vanno ad accumulare le smorfie tipiche di chi sta andando verso la demenza, le smorfie di chi non comprende più chi a di fronte e non sa più trovare la porta del bagno nella propria casa.
I due registi vanno ad indagare il dolore sotterraneo che la malattia dell’Alzheimer va ad innestare nelle relazioni familiari. Le figlie che si ritrovano con una madre che non le riconosce. Una madre bambina, da accudire e sostenere. Un marito – Alec Baldwin un po’ invecchiato ma abbastanza inserito nella parte – che improvvisamente deve accettare l’inesorabile fine della vera relazione con la propria moglie. Bello l’espediente del fuori fuoco sul volto e sul fuori campo per indicare l’annebbiamento emotivo, cognitivo della protagonista. Quando ancora la facoltà mentale è presente Alice crea un video per se stessa: quando non sarà più in grado di rispondere alle domande basilari relative alla sua vita – il nome della figlia, la data di nascita, l’indirizzo – la bella donna, che era, parlerà dallo schermo del computer spiegando all’altra come porre rimedio alla propria non vita.
Un gioco di specchi: lei e il suo altro io (quello che la malattia ha trasformato). Lei e una donna che non ha più niente di bello, che galleggia, assieme alle parole perdute, in un filo temporale intricato e dondolante. Ma, come vedrete, non sarà così semplice nemmeno questo. Eseguire semplici istruzioni (risolutive) non sarà scontato per chi è malato come Alice. La nuova dimensione materna farà scoprire una relazione possibile con la figlia minore – Kristen Stewart – prima negata tra durezza e ribellione. Noi spettatori, identificandosi un po’ con Alice, un po’ con la sua famiglia, proviamo un disagio misto a preoccupazione. L’oblio è la più tremenda delle fini perché è una fine al contrario.