La Toscana è una delle regioni più colpite dalle chiusure. “Nessuna strategia industriale vera, solo un’operazione per ridurre i costi” accusano i sindacati
Undici chiusure definitive e sei riduzioni di orario per gli uffici postali della provincia di Pisa coinvolti nel piano industriale che Poste Italiane Spa ha presentato ieri ai sindacati toscani.
63 le chiusure di uffici postali in Toscana e 37 le razionalizzazioni. Un piano, dicono i sindacati “che ci è stato presentato come non negoziabile, e che porterà conseguenze pesanti sia per gli aspetti occupazionali che sociali”.
In questo modo, fa notare Del Punta, “ad essere agevolati saranno i nostri concorrenti che andranno a riempire il vuoto lasciato”.
Sullo sfondo di queste chiusure la cessione del 40% delle azioni di Poste da parte del Ministero del Tesoro che fa assumere all’operazione l’aspetto di una cura di “bellezza” funzionale a una maggiore appetibilità sui mercati.
A parlare di un piano che va solo nella direzione di contenere i costi è anche Patrizia Scacciati, segretaria della Slp Cisl di Pisa:
Corrazzano (San Miniato)
Ghizzano di Peccioli (Peccioli)
Legoli (Peccioli)
Luciana (Fauglia)
Marti (Montopoli)
Soiana (Terricciola)
Treggiaia (Pontedera)
Uliveto Terme (Vicopisano)
Castelmaggiore (Calci)
Ponteginori (Val di Cecina)
San Giovanni alla Vena (Vicopisano)
Riduzioni di orario
Montecatini Val di Cecina
Monteverdi Marittimo
Orciano Pisano
Capanne (Montopoli)
“Già gli scorsi anni era stata rivista la classificazione degli uffici, a cui è legata la presenza di operatori, e che ha portato a diverse declassazioni, riducendo in diversi casi la presenza degli addetti da 2 a 1. Oggi con queste chiusure si rischia di andare a incrementare il carico degli utenti anche su uffici postali che non saranno in grado di sostenere il carico. Alle chiusure infatti non corrisponde un potenziamento degli altri uffici”.
Poste, dicono i sindacati, “non ha spiegato i criteri con cui sono individuati gli uffici da chiudere”, fra questi dice ancora Patrizia Scacciati anche “uffici postali che funzionano”.
Le regole a cui è soggetta Poste, spiega Carlo Cantini coordinatore della Slc Cigil fanno sì “che non possano essere tagliati i servizi nei territori svantaggiati e nei comuni montanti. Così si tagliano quelle fasce medie che rappresentano però un tassello fondamentale, sia per gli utenti che per l’azienda stessa”.
Inevitabili le ricadute negative per gli utenti, soprattutto per le fasce più deboli, che vedranno venir meno un servizio essenziale. Per questo i sindacati hanno già preso carta e penna per scrivere ai sindaci dei comuni interessati, per costruire un percorso comune di opposizione a questo piano.
A livello nazionale sono circa 500 gli uffici postali che subiranno chiusure e riduzioni di orario, la Toscana è una delle regioni più colpite, così come Pisa, guadagnando questo triste primato fra le provincie.
“Questo è solo l’inizio – spiega il segretario aggiunto Cisl Davide Di Biase – quelle annunciate infatti sono sono le riduzioni del piano 2013/2014, poi verranno quelle del 2015 – 2016. La previsione è che da qui al 2019 saranno 4 mila gli uffici destinati a chiudere”.
I dipendenti degli uffici postali destinati alla chiusura “saranno riassorbiti in altri punti, ma non tutti riusciranno ad essere riassorbiti nel comune di competenza – spiega Patrizia Scacciati – Alcuni uffici sono già saturi di personale e inoltre c’è la mobilità interna da rispettare”.
Dura la critica che arriva anche dai Cobas: “Si tratta di una strategia di smantellamento della funzione sociale di Poste Italiane: i servizi postali saranno garantiti la dove sono remunerativi e smantellati o a carico della collettività nei territori dove la redditività non è considerata adeguata. Oggi più che mai è necessaria una mobilitazione popolare in difesa degli uffici postali anche in provincia di Pisa”.
Insomma quello di Poste, ribadiscono i sindacati, è un piano fatto solo di tagli finalizzati a ridurre i costi, ma alle spalle non ha alcuna vera strategia industriale e di riorganizzazione.