Lo so, lo so, tutti desideri che non si avvereranno mai, e non perché il buon Ariston non abbia le capacità di esaudirli. Il motivo risiede nella reale formula vincente dello Santo Remo, che è incredibilmente uguale a se stesso da millenni
Basta, basta, è giunta l’ora che dica la mia. Sono esausta come un fumatore settantenne dopo la maratona di New York. Manco un rave m’avrebbe stonato così tanto. Quindi è tempo che io, l’umile spettatrice da divano e copertina, dia delle direttive per migliorare questo festivàl. Ma basterebbe anche renderlo meno soporifero, noi esseri organici ci meriteremmo di non decomporci tra le pieghe della poltrona come un biscotto sbriciolato qualsiasi. Oh. Eccheccosè.
Quindi, signor Ariston, beccate ‘sta missiva.
Nel Sanremo che vorrei,
- il numero dei cantanti dovrebbe calcolare anche i componenti del gruppo che li accompagna. Dice ma così ne fai partecipa’ massimo cinque o sei. Appunto!
- Il televoto valuterebbe anche il conduttore. Se sei moscio, te ne vai. Se fai schifo, te ne vai. Se sei logorroico, te ne vai. Se ti impappini, te ne vai. Insomma, non presentarti proprio.
- In una zona del palco verrebbe approntato un angolo-grigliata ad uso e consumo esclusivo dell’orchestra, che a ‘na certa la vedi proprio che con le corde del violino sta provando a impiccarsi (e comunque pure se rutti dentro al trombone non puoi stonare più di quelli che ti cantano lì davanti).
- Le uniche vallette ammesse sarebbero camerieri e paninari in galosce e canottiera, che passano tra i sedili del pubblico a piazzare bomboloni, fritto misto, supplì, crocchette e un po’ di minestrone che quelli in fondo li vedo deperiti.
- Al posto di comici di quarantaduesima categoria (ma pagati come calciatori della prima), si manderebbero in onda tutti i video di youtube che escono fuori dalla dicitura “Mix Boiate”, che almeno quelli sai che dopo non devi querelarli.
- Basta ospitoni megagalattici superannunciati arcinoti no dico proprio una cosa che in Italia non succederà più, che passano, salutano e rispondono a dieci minuti di intervista le cui domande-cardine sono “E dimmi, ti lavi di denti in senso orario o antiorario?”.
- Basta pure ai vestiti di gran moda, alta raffinatezza, superiore eleganza e poi vedi gente che pare addobbata come un albero di Natale e disinvolta come se nel deretano avesse la scopa della Befana. Vestitevi con la roba che avete a casa e chiasso finito. E allargate quel cravattino ad Al Bano, che è dal ’38 che non se ne mette uno.
- Un ennesimo basta pure alla pretesa di normalità, basta invitare famiglie normali che normali non sono (e la Bontàdivina, e l’Amorecristiano…siamo sicuri che il lattaio non faccia di cognome Graziaddio?), basta predicare l’uguaglianza e la buona novella se poi una solo perché ha la barba la fate uscire dopo mezzanotte. Pure io mi depilo le gambe ogni 30 febbraio, embè?!
- Durante gli intermezzi pubblicitari verrebbero trasmessi i Corti Pixar.
- Chi si puppa tutte e cinque le serate verrebbe ricompensato con la restituzione del canone Rai, altro che cannabis in Colorado.
Lo so, lo so, sono desideri che non si avvereranno mai, e non perché il buon Ariston non abbia le capacità di esaudirli. Il motivo risiede nella reale formula vincente dello Santo Remo, che è incredibilmente uguale a se stesso da millenni. Mette d’accordo tutti, un po’ come per l’influenza intestinale: fa cagare, ma ‘na volta l’anno se po’ sopporta’, dai.
Alessia R. Terrusi