Garanzie di sicurezza, qualità scientifica della mostra, rapporti diplomatici con le istuzioni sono alcune dei criteri che guidano la concessione di opere d’arte in prestito. Ne abbiamo parlato con il direttore del Museo nazionale di San Matteo Dario Matteoni
Domenica scorsa Lorenzo Carletti e Cristinao Giometti hanno ripercorso i tour di tre opere conservate al Museo di San Matteo, il busto reliquiario di San Lussorio di Donatello e il San Paolo di Masaccio, e soprattutto della Madonna dell’umiltà di Gentile da Fabriano che oggi è nuovamente esposta nelle sale del museo di Pisa.
Ma come funzionano i prestiti delle opere d’arte e quali sono i criteri che guidano la scelta di concedere o meno un’opera in prestito?
Ne abbiamo parlato con il direttore del Museo di San Matteo Dario Matteoni.
Sicurezza, qualità scientifica, rapporti con l’istituzione sono fra i criteri che guidano la concessione dei presiti
Valutati questi elementi a costituire un fattore nella decisione di concedere il prestito dell’opera è la valutazione sull’istituzione che presenta richiesta e sulla qualità dell’esposizione che dovrà ospitarla.
“Ci sono comunque – spiega Matteoni – opere inamovibili per il cui il prestito non viene preso in considerazione. È il caso ad esempio della Madonna del Latte di Nino e Andrea Pisano : quest’opera ci era stata richiesta da una fondazione italiana per una mostra dedicata alla maternità organizzata in occasione de’Expo di Milano, ma la nostra risposta è stata negativa.
Altre sono invece inamovibili di per sé, le croci dipinte, i polittici, sono opere che difficilmente possono essere spostate”.
Mentre quando le richieste riguardano opere che sono conservate nei depositi spiega Dario Matteoni “non ci sono problemi a concedere il prestito”. Naturalmente prosegue “facciamo attenzione a non sguarnire il museo, se non in casi eccezionali”.
Il San Paolo di Masaccio comunque non è destinato a prendere la strada dell’Expo di Milano: “Non è arrivata nessuna richiesta in proposito. E tra l’altro non ne vedrei l’opportunità strategica dato che il Museo di San Matteo entrerà nel circuito Expo: con biglietto dell’esposizione di Milano si potrà visitare gratuitamente il nostro museo”
Ad essere esposto a Milano in occasione dell’Expo 2015 sarà invece un bacino ceramico che ora è custodito nei depositi del museo.
La conversazione con il direttore di San Matteo avviene accanto alla Santa Caterina del Maestro di Santa Lucia: un’opera che si trova sul “tavolo operatorio” del laboratorio di restauro. “Questa opera ci è stata richiesta dalle Scuderie del Quirinale per una mostra dedicata a Memling. Abbiamo risposto positivamente chiedendo come contropartita il restauro del polittico che fino a pochi mesi fa era conservato nei nostri depositi. Questo consentirà di esporre l’opera nelle sale del nostro museo”.
Molto spesso dunque i prestiti sono anche l’occasione per fare restauri che, in tempi di scarsità di risorse, sarebbero difficilmente eseguibili. “Mediamente per tutti i prestiti richiesti, qualora vengano concessi, chiediamo un intervento di restauro. Spesso è il richiedente a offrirlo in prima battuta, si tratta infatti di una prassi ormai consolidata”.
Non è questo il caso delle opere di Gentile da Frabriano, Masaccio e e Donatello, perché per loro spiega Matteoni “non c’era necessità di procedere a interventi di restauro”.
Ad entrare in gioco accanto alle valutazioni sulla qualità scientifica della mostra è anche il rapporto con le istituzioni che fanno richiesta.
“Nel caso del Donatello e del Masaccio che sono andati a Parigi per la mostra La Primavera del Rinascimento uno dei fattori che ha determinato la concessione del prestito è il rapporto con il Louvre con cui abbiamo avviato collaborazione: è stata fra l’altro firmata un’intesa per una grande mostra che si terrà al Louvre-Lens sui legami tra Firenze, Siena, Pisa e la Francia nel medioevo”.
Nel caso della Madonna dell’Umiltà di Gentile da Fabriano il prestito è stata concesso al museo di Riga “non tanto per il passaggio di consegne del semestre di Presidenza Europeo, che è stato più che altro l’occasione per dare risalto mediatico all’operazione, quanto perché ci interessava costruire un rapporto con quel museo. Fra l’altro – sottolinea – quell’esposizione non aveva un carattere esclusivamente celebrativo, l’impostazione era fortemente didascalica”.
Il Museo cerca dunque di costruire rapporti con altre istituzioni in vista di scambi e richieste future anche a beneficio di San Matteo.
“La bilateralità degli scambi e dei rapporti – spiega – pesano a livello internazionale e nazionale. Questo consente di trasmettere anche l’immagine di un museo che ha rapporti internazionali, con capacità di negoziazione reciproca”.
Concedere o meno un prestito, far viaggiare un’opera ha delle ripercussioni sull’incremento dei visitatori?
“Oggi – dice Dario Matteoni – ciò che contribuisce innegabilmente in maniera determinante ad aumentare il numero dei visitatori è l’aspetto della comunicazione. Le Domeniche al museo hanno contributo a mettere in circolo la comunicazione sui musei, ed è questo soprattutto che ha valore, è entrato in circolo un interesse verso il patrimonio che non si limita soltanto a quella prima domenica del mese”.
“Noi – spiega Matteoni – non abbiamo mezzi per organizzare quelle grandi mostre che attraggono un vasto numero di pubblico. Il vero problema dei musei è riuscire a imporre una propria fisionomia di luogo attivo sfruttando al massimo quelle che sono le potenzialità del proprio patrimonio. Un’operazione non facile dato che presuppone risorse finanziarie che spesso non abbiamo. Ma quel minimo di lavoro fatto, rivedendo i percorsi espositivi e l’illuminazione, credo che possa dare i suoi risultati”.
In futuro i rapporti che il museo sta costruendo attraverso i prestiti potrebbe portare a San Matteo opere d’arte provenienti da altre istituzioni, ma per adesso mancano le risorse economiche perché questa possibilità diventi realtà.
Guardando al futuro ipotizza Dario Matteoni “per reperire risorse si potrebbe pensare ad un affitto per le opere concesse in prestito“. Per questo servirebbe anche un intervento normativo, ma “in un’ottica di una maggiore autonomia dei musei questa sarebbe una possibilità capace di introdurre anche un’autonomia finanziaria. Certo non nascondo che ho delle perplessità in merito, perché questo porterebbe ad attribuire un valore commerciale e monetario alle opere”.
Francesca, tesoro: finanzaire->finanziare. Nel titolo. A tipo 32 punti. Tanta roba. Bacio.