Dopo la vittoria agli Oscar in questo primo capitolo parleremo dei personaggi del film, a partire dalle redshirt che compaiono all’inizio e fanno una finaccia…
di Giovanni Cignoni
Eccoci qua, come promesso, a giocare con gli sceneggiatori di The Imitation Game. Siamo proprio contenti dell’Oscar alla miglior sceneggiatura non originale: premia la quantità di dettagli che il film mette insieme, a volte veramente solo accennati, come a strizzare l’occhio a chi è capace di coglierli per dire: amico, la storia vera la so, ma ho un mestiere da fare.
Messaggio ricevuto (decrittato potremmo dire) ed eccoci qua a cogliere la palla al balzo. In questo primo capitolo parleremo delle persone, i protagonisti della storia e i personaggi del film.
Cominciamo con le redshirt, quelli che in Star Trek (la serie originale, naturalmente) avrebbero l’uniforme rossa: personaggi irrilevanti, compaiono all’inizio e fanno una finaccia. Anche qui li liquideremo per primi: sono Richards e Furman, subito licenziati da Turing perché linguisti mediocri e decisamente scarsi come criptoanalisti. Sono personaggi di fantasia.
Poi, per dovere di storia, bisogna ricordare almeno due persone che ebbero un ruolo importante, ma, evidentemente, non hanno passato i provini del film. Sono Gordon Welchman (a destra) e Stuart Milner-Barry (a sinistra), furono collaboratori stretti di Turing e protagonisti dell’attacco all’Enigma.
Welchman progettò con Turing la Bombe, la macchina che nel film si chiama Christopher (sulle macchine torneremo nei prossimi capitoli). La diagonal board, il miglioramento risolutivo che nel film viene suggerito a un Turing preso da un picnic con Joan, fu un’idea di Welchman.
Milner-Barry, scacchista come Alexander (vedi dopo), fece da collegamento fra l’Hut 6 di Welchman, e l’Hut 8 di Turing (anche sulla complessa organizzazione di Bletchley Park torneremo poi). I fantastici 4 della lotta all’Enigma furono loro: Turing, Welchman, Milner-Barry e Alexander. Non a caso, la famosa lettera (e anche su questa torneremo) la scrissero e la firmarono tutti e quattro e a consegnarla a Churchill fu lui, Milner-Barry.
Due parole sui protagonisti non criptoanalisti: Alastair Denniston e Stewart Menzies.
Al film serviva un antagonista per Turing e il ruolo è toccato al povero Denniston
Menzies era il capo del MI6 (anche se ufficialmente non è esistito fino al 1994) e aveva incontri praticamente quotidiani con Churchill. Rispetto al film forse era ancora più british, vederlo ed esclamare “By Jove!” è tutt’uno – ogni riferimento a Castelli & Tacconi è casuale.
Poi la squadra del film. Di Hugh Alexander abbiamo già detto, aggiungiamo solo che successe a Turing nella direzione di Hut 8 e che rimase a lavorare per i servizi segreti di sua maestà fino al 1971. Peter Hilton era davvero il bimbo della situazione, ma non risulta che avesse un fratello imbarcato. Jack Good nel film non ha molto spazio, peccato: era famoso per i suoi pisolini che pare irritassero Turing. John Cairncross lavorò a Bletchley ed era una spia russa, ma non ebbe mai a che fare con Turing (sulle spie e sulle probabilità di incontrarsi a Bletchley ritorneremo).
Ed eccoci a Joan Clarke: fu davvero una buona amica di Turing. Alexander ha svelato che Turing approfittava della sua posizione per organizzare i turni in modo da trovarsi insieme a Joan. È vero anche che i due furono fidanzati per un breve periodo. Era un ottima Bamburista, ma ci furono altre criptoanaliste a Bletchley, alcune più in gamba (e sulle donne di Bletchley, va da sé, torneremo).
Infine Alan Mathison Turing, su cui si potrebbe scrivere un libro ma non lo facciamo perché ce ne sono già di ottimi. Oltre a quello di Andrew Hodges che è la base ufficiale del film, “Alan Turing: the Enigma” nelle sue varie edizioni, bisogna citare almeno i lavori di Jack Copeland “The essential Turing” e “Turing: pioneer of the Information Age”.
Con buona probabilità, Turing non era la persona più gioviale del mondo
Il programma di “Un mese con Turing e l’Enigma”, con le presentazioni usate negli incontri
Gli altri articoli della serie “Quattro chiacchiere sul calcolo, senza fare conti”