Il presidente della Fondazione Sipario replica alla mobilitazione: “Danno economico e di immagine. Per il 2015 dobbiamo ridurre il budget di altri 105mila euro”
“Blocco delle attività e sciopero, questa è l’unica risposta possibile”, così le organizzazioni sindacali e i lavoratori della Fondazione Sipario Onlus prendono posizione contro una trattativa e un confronto che non riescono a prendere forma.
“La decisione del Presidente e del C.d.A. della Fondazione Sipario Toscana onlus – scrivono in una nota – di annullare il previsto incontro del 5 marzo, più volte rimandato dallo stesso Presidente, è irresponsabile.
In questi mesi le organizzazioni e i lavoratori hanno avanzato numerose proposte con l’obiettivo di ridurre i costi per evitare i tagli del personale”.
Ma queste proposte spiegano i sindacati “non sono mai state oggetto di confronto tra i sindacati, i lavoratori e l’azienda”. Per questi questo motivo “riteniamo inopportuno da parte del Presidente aver liquidato come ‘irrisorie’ le proposte presentate, senza l’apertura di un tavolo di approfondimento”.
Dopo che “il Presidente ha ripetutamente dichiarato che la riduzione dei costi debba passare esclusivamente da tagli sul personale, senza presentar contestualmente un piano di sviluppo aziendale” a venire meno è “la fiducia nell’attuale gestione”: per questo spiegano “chiediamo che il Sindaco del Comune di Cascina si faccia carico dell’attuale stato di crisi”.
Per questo lo sciopero proclamato dalle organizzazioni sindacali e il conseguente blocco delle attività “è la sola risposta possibile, consapevoli del disagio che, purtroppo, le azioni suddette creeranno agli spettatori”.
“Il blocco delle attività di questi giorni sta producendo un danno di immagine alla Fondazione, che per la prossima stagione troverà sicuramente più difficoltà nel vendere i propri spettacoli, e anche un forte danno economico stimabile in 15 mila euro”, così Michelangelo Betti della presidente del CdA della Fondazione Sipario Toscana Onlus commenta la mobilitazione indetta dalle organizzazioni sindacali. “Per quest’anno – dice dunque Betti – le spese da ridurre passano quindi da 90mila a 105mila euro”.
Il presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione Sipario respinge al mittente l’accusa di non aver voluto valutare le proposte avanzate: “Sono stati otto gli incontri con sindacati e lavoratori negli ultimi mesi, ma non abbiamo mai smarrito l’obiettivo di fondo della trattativa: garantire un futuro alla Fondazione teatrale di Cascina, puntando ad aprire un ciclo di bilanci in pareggio o in attivo. A oggi questo obiettivo, al di là delle affermazioni, non è ancora stato condiviso dai sindacati: le misure proposte portano solo a una conservazione dell’assetto attuale, a una conservazione che riproporrebbe anni di bilanci in perdita”.
Mentre negli anni il debito del teatro cresceva toccando dice Michelangelo Betti “688mila euro negli ultimi sei anni, 800mila nel periodo precedente, non ci sono state proteste né la minima segnalazione di un debito che cresceva”
Le proteste che hanno preso il via dopo l‘annuncio della soppressione di almeno tre posti, “sono iniziate solo oggi, in piena stagione teatrale e senza rispetto per il pubblico (quasi 2000 persone senza spettacolo avvisate tardivamente con il biglietto già acquistato)”.
Betti difende dunque “le scelte del CdA e della dirigenza” mirate a “ricondurre le spese più a livelli analoghi a quelli di strutture simili per dimensioni e attività”, mentre i sindacati da tempo propongono soluzione di tipo diverso: “revisione della spesa, ammortizzatori sociali, sospensione di alcune indennità e riqualificazione del personale” che “consentirebbero la riduzione della spesa di decine di migliaia di euro salvaguardando i posti di lavoro”.
da questo sciopero che non permette a Paolo Rossi di esibirsi,al pubblico di poterlo applaudire, all’introito della vendita dei biglietti di entrare nelle casse per poter ammortizzare i costi (attore,spese di gestione,ecc) si deduce che i così detti lavoratori-impiegati di questa struttura si comportano come certi impiegati statali che guardano solo ai loro stipendiuccio senza calcolare che questo è un teatro e vive solo se si possono fare spettacoli e quindi i veri protagonisti sono gli attori o sbaglio? A cosa servono tutti sti lavoratori se il loro costo sino ad oggi ha portato solo debiti? Gli introiti si fanno con gli spettacoli!!! Bah che mondo alla rovescia. Questo è un luogo di cultura lo sanno: questi presunti sindacalisti? O per loro il teatro deve essere una scatola vuota la cui funzione reale è di pagare le maestranze senza mettere in scena nessuno spettacolo? a dire la verità qui a quanto pare a comportarsi da PADRONI sono i sindacati con una politica reazionaria e parassita
Grazie ai lavoratori vanno in scena e si producono gli spettacoli che portano in giro nome e professionalità della Città del teatro. Grazie a loro vanno in scena gli spettacoli che vengono proposti alla cittadinanza. Paolo Rossi è stato annullato dalla sfere alte della Fondazione ( lasciando a casa solo 300 prenotati) per consapevolezza che senza le maestranze non sarebbero riusciti a garantire sicurezza e buon risultato.
I lavoratori dilla Fondazione chiedono un confronto con le dirigenze per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti. Il confronto è negato. La dirigenza dov’era quando si creavano i debiti? Chi li ha redatti e firmati tutti sti’ bilanci? bah un mondo alla rovescia… chi fa gli spettacoli che paga i buchi fatti da chi dirige e amministra male. Gli artisti che pagano per i danni dei burocrati e dei politici… O quanto costano ste’ dirigenze? Ma lo sanno che il teatro è luogo di cultura e non di meretricio politico? Piena solidarietà ai lavoratori della Città del Teatro.