Il primo lungometraggio di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif. Che racconta con ironia, ma anche con grande amore, la sua Sicilia dilaniata dalla mafia. Come solo sanno fare i siciliani per la loro terra
Nuovo mese nuovo tema, e per non soffrire troppo a lasciare Gian Maria Volonté rimango nella Sicilia di Porte aperte. Anzi, rimango proprio a Palermo almeno per questa prima domenica di aprile che poi è anche Pasqua. Auguri!
Ma il genere è totalmente diverso, per questo sono andata addirittura a capo; e forse avrei dovuto anche saltare una riga.
La mafia uccide solo d’estate è il primo lungometraggio di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif. Per chi lo conosce dai suoi programmi televisivi (prima con le Iene e poi Il testimone), il film è girato nello stesso stile e racconta l’infanzia, l’adolescenza e la maturità di Arturo a Palermo.
Pif è anche il protagonista del film. Sin dalla nascita la vita di Arturo si intreccia con i fatti di mafia e il film è un riassunto della storia della mafia siciliana dagli anni settanta a oggi, da quando “la mafia non esiste” alle stragi di Falcone e Borsellino. Non manca la storia d’amore che comincia sui banchi della scuola (Cristiana Capotondi) e che smuove il protagonista a occuparsi di attualità più delle efferate uccisioni.
Pif racconta con ironia la sua Sicilia dilaniata dalla mafia e facendolo mette in luce tutti gli errori e gli struzzi con la testa nella sabbia commessi negli anni. La racconta anche con grande amore, come solo sanno fare i siciliani per la loro terra, perché qualcosa si può fare per contrastare la criminalità organizzata, ognuno ancora nel proprio piccolo.