Dentro c’è tutto: la finta inchiesta giornalistica, i finti filmati in bianco nero dell’infanzia dei protagonisti, la finta Vucciria e tanto tanto teatro
Come si è intuito dal piccolo assaggio dello scorso VideoteQue, la Sicilia pullula di bei film, di cui forse i più famosi sono drammatici. Ma dato che il mio preferito invece è una commedia e data la mia esigenza di svago torno ancora su una commedia. Nel mio piccolo escursus non ho accennato a Ciprì e Maresco, anche loro siciliani ma di cui non ho mai visto un lungometraggio.
Tano da morire potrebbe appartenere a quel filone trash/grottesco e infatti troviamo Daniele Ciprì alla fotografia. Il film è del 1997, è diretto da Roberta Torre (che è milanese ma che si è trasferita a Palermo e ha girato solo film siciliani), parla di mafia ed è un musical. Non solo parla di mafia, ma parla di un fatto vero – l’uccisione del mafioso Tano Guarrasi – attraverso balletti, parrucche e parrucchiere, lunghi colletti e larghi occhiali anni ’70 anche se i fatti si svolgono negli ’80. Gli attori sono tutti non professionisti e vi raccomando di aspettare i titoli di coda in cui vengono presentati uno ad uno mentre cantano in playback e rivelano il loro vero mestiere.
Le canzoni sono di Nino D’Angelo e spaziano dalla canzone tipica melodica propria del cantante napoletano fino al rap. Il film ha il pregio di tante opere prime, che dato il limitato budget mostrano soluzioni inaspettate, in questo caso particolarmente stravaganti. Dentro c’è tutto: la finta inchiesta giornalistica, i finti filmati in bianco nero dell’infanzia dei protagonisti, la finta Vucciria e tanto tanto teatro. A me ha fatto venire in mente Wes Anderson, Michel Gondry, la Compagnia della Fortezza e ovviamente La febbre del sabato sera. Un gioiellino (se apprezzate il genere).