Intanto sembra allontanarsi la possibilità per i Bancarellai di tornare in piazza dei Miracoli anche in forma temporanea. L’Aoup annuncia la sua disponibilità a collaborare per reperire risorse per il restauro dei Trovatelli
Slitta ancora la fine dei lavori al Museo delle Sinopie. L’Azienda ospedaliera ha infatti annunciato che “dovrà essere chiesta un’ulteriore proroga, necessaria per poter permettere alla ditta appaltante di ultimare i lavori in corso d’opera”. A renderla necessaria spiega l’Aoup in una nota il fatto che “la Sovrintendenza non ha formalmente espresso parere sulle soluzioni tecniche proposte e depositate a suo tempo, per far fronte alle nuove richieste scaturite dai sopralluoghi dei funzionari del Ministero beni culturali”.
Uno slittamento che tira in ballo anche la questione dei Bancarellai che fin dall’inizio della vicenda hanno chiesto di tornare in piazza dei Miracoli alla conclusione dei lavori, anche in forma temporanea per avere il tempo di risollevare gli incassi in modo da poter procedere con l’acquisto del complesso dei Trovatelli. L’ipotesi di un ritorno nella piazza sembra però sempre più difficile da realizzarsi: l’Art Bonus dà la possibilità di riesaminare le concessioni di suolo pubblico che non risultino più compatibili con il decoro e la tutela dei siti culturali (prevedendo però anche indennizzi per chi perdere la concessione), e l’amministrazione sembra intenzionata a far valere il decreto, pur proseguendo con la concertazione con i diretti interessati e le associazioni di categoria.
Legato al futuro dei commercianti ambulanti di piazza dei Miracoli c’è anche quello del complesso dei Trovatelli, di proprietà dell’Aoup, per cui i Bancarellai riunitisi in consorzio hanno dimostrato interesse: il progetto sarebbe infatti di trasferire là le loro attività.
Difronte alle numerose manifestazioni di interesse palesate da vari soggetti economici nel corso degli anni per i Trovatelli precisa l’Aoup “è doveroso puntualizzare che quest’Azienda non ha mai ricevuto proposte di acquisto concrete – effettuate nel rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti – e che se queste arrivassero non potrebbero che essere valutate positivamente”.
Sarebbe infatti interesse dell’Aoup, come ammette a stessa azienda, “concretizzare l’eventuale vendita nei tempi più brevi possibili”.
I Trovatelli, che con “Via Zamenhof” e “Il Calambrone”, fa parte del patrimonio immobiliare per cui è stata deliberata l’alienazione: tra le aste pubbliche fino adesso andate deserte, e oggi sono in coro in atto contatti con l’Agenzia delle entrate per attualizzare il valore del complesso, e con con l’Agenzia del demanio per verificare la possibilità di inserire i vari immobili in un progetto di alienazione del patrimonio pubblico.
Nel frattempo la situazione di conservazione dei Trovatelli si aggrava, tanto che l’Azienda ospedaliera è dovuta ricorre ai fondi destinati alle “somme urgenze” per istallare alcuni ponteggi dopo i cedimento di alcune parti del cornicione.
Una perizia sommaria stima in 1,6 milioni di euro le risorse necessarie per i lavori di ripristino della facciata: soldi che dice l’Aoup “non sono attualmente previsti nel piano triennale dei lavori” e che al limite “potranno essere inseriti nella programmazione prossima di settembre 2015”.
A fronte di questa situazione l’Azienda ospedaliera si “rende disponibile sin da ora a collaborare con il Comune di Pisa e con gli eventuali altri Enti preposti alla tutela del patrimonio culturale”, per ottenere “l’accesso a fondi nazionali e comunitari” utili per la valorizzazione del patrimonio culurale.
Sullo sfondo, o meglio in primo piano, c’è la gara in corso da 500 milioni di euro che porterà al trasferimento di tutte le attività nel “nuovo Santa Chiara”. Pertanto conclude l’Aoup è “necessario che tutte le risorse a disposizione, tanto economiche quanto in termini di personale, siano utilizzate per il completamento del nuovo presidio ospedaliero di Cisanello, in ossequio a quelli che sono i propri compiti istituzionali che tendono al perseguimento della salute dei cittadini e non alla valorizzazione di immobili dismessi, se non tramite procedure di alienazione”.