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Tutele per i ricercatori precari, consegnate oltre 200 firme all’INPS

precari

La petizione e la campagna “Quale previdenza per i ricercatori ai tempi del Jobs Act” chiede che il riconoscimento del sussidio di disoccupazione e l’incremento delle tutele e dei diritti durante il periodo di attività


Oltre 200 firme sono state raccolta per la petizione che chiede l’estensione delle tutele anche ai ricercatori precari e che ieri è stata consegnata all’Inps. Ad apporre la loro firma ricercatori non strutturati dell’Università di Pisa, della Scuola Normale Superiore, del CNR, della Scuola Superiore Sant’Anna, ma anche da atenei italiani e stranieri. La campagna campagna di sensibilizzazione “Quale previdenza per i ricercatori ai tempi del Jobs Act”, nata a Pisa si sta infatti allargando anche ad altre università  italiani (Bari, Lecce, Padova, Roma, Palermo).

“Dopo il susseguirsi delle varie riforme universitarie – spiegano i ricercatori – la crescente mancanza di risorse dedicate alla ricerca ha portato ad una progressiva precarizzazione del sistema universitario. Attualmente l’organico accademico è costituito prevalentemente da figure non strutturate: titolari di borse di studio, dottorandi, assegnisti di ricerca e ricercatori a tempo determinato. In particolare gli Assegnisti di Ricerca, nonostante siano inquadrati come lavoratori parasubordinati, hanno l’obbligo di iscriversi alla gestione separata INPS pagando un’aliquota contributiva del 30% sul loro reddito annuo, già piuttosto esiguo”.

A fronte di questo obbligo contributivo spiegano “non corrisponde però un adeguato riconoscimento in termini di diritti e tutele: la normativa attuale non prevede infatti alcun ammortizzatore sociale sotto forma di sussidio di disoccupazione che possa sostenere il ricercatore allo scadere del proprio contratto, in attesa di accedere ad un percorso lavorativo successivo”.

Una delegazione dei ricercatori non strutturati dell’ateneo pisano è stata ricevuta ieri dai i dirigenti dell’INPS di Pisa per chiarire come verrà applicato il “Jobs act” alla figura dei giovani ricercatori non strutturati.

Alla richiesta di estendere anche agli assegnisti di ricerca il sussidio di disoccupazione Dis-Coll, che dovrebbe entrare in vigore dal 1 maggio 2015, come accade per i lavoratori collaboratori coordinati e continuativi e a progetto, l’INPS di Pisa affermano i ricercatori “ha comunicato ampia disponibilità e sostegno per far emergere questa esigenza, ma ha anche sottolineato di non avere ancora alcuna indicazione ministeriale dal punto di vista operativo”. Un incontro dunque sarà fissato appena verranno emanate le circolari di attuazione e interpretazione delle norme vigenti.

La dirigenza dell’Inps ha invece dichiarato la propria impossibilità di incidere, essendo materia di competenza politica, rispetto alla necessità di adeguare “le misure di welfare sociale con l’incremento delle tutele e dei diritti durante il periodo di attività, come indennità di malattia, infortuni, congedo parentale. Ma – spiegano i ricercatori – l’INPS si è dimostrata disponibile a trasmettere le nostre rivendicazioni agli uffici centrali dell’istituto”.

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Pubblicato il: 23 aprile 2015

Argomenti: Pisa, Politica

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