Il film di Marco Amenta racconta la vicenda di Rita Atria, figlia di mafioso, ucciso in un agguato, che a soli 17 anni decide di collaborare con la giustizia. l giudice che raccoglie le sue rivelazioni è Paolo Borsellino
Lo dico subito, non è un granché come film; sembra più uno sceneggiato televisivo. Poi quel titolo! E non si può neanche incolpare una traduzione.
Ma ci sono alcune cose che ho apprezzato. L’attrice protagonista per esempio, che si chiama Veronica D’Agostino e che ho trovato veramente molto brava nell’interpretare una ragazza che fa una crescita interiore profondissima e complicata; mi chiedo perché sia così sconosciuta. Ho apprezzato anche il modo in cui è raccontata la storia, drammatica, vera, e che io conoscevo di sfuggita. Che vergogna!
La siciliana ribelle (2009) racconta la vicenda di Rita Atria, siciliana del paese di Partanna, che a soli 17 anni decide di collaborare con la giustizia e denunciare i mafiosi del suo paese. Rita è figlia di mafioso, ucciso in un agguato quando lei è bambina; anche il fratello seguirà la stessa sorte del padre. In un primo momento Rita decide di rivelare quello che sa solo per vendicare la sua famiglia; ma col passare del tempo, riuscirà a prendere le distanze dal pensiero mafioso, e cercherà solo giustizia. Il giudice che raccoglie le sue rivelazioni è Paolo Borsellino.
Il regista, Marco Amenta, prima di fare questo film che si ispira alla storia di Rita Atria (ma in pratica cambiano solo i nomi, tutto il resto più o meno è pari pari alla realtà) aveva anche girato un documentario dal titolo Diario di una siciliana ribelle (1998). È proprio una fissa questa ribelle! Il titolo del documentario si riferisce al fatto che Rita teneva dei diari dove annotava tutto quello che osservava nel paese. Marco Amenta, quindi, la storia la conosce nei minimi particolari, e la racconta bene anche nel film di finzione.
Chissà, forse valeva più la pena guardare il documentario.
Dal diario di Rita Atria
Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta