La Biblioteca Serantini con lo scopo di preservare la memoria della vicenda ha iniziato la pubblicazione di tutti i documenti relativi a questo caso in suo possesso, che verranno gradualmente resi disponibili
La Biblioteca Franco Serantini ricorda il giovane anarchico Franco Serantini morto tragicamente nelle carceri di Pisa il 7 maggio 1972. Con lo scopo di preservare la memoria della vicenda, la Biblioteca ha iniziato la pubblicazione di tutti i documenti relativi a questo caso in suo possesso, che verranno gradualmente resi disponibili sulla propria piattaforma digitale.
La morte di Serantini
Il 5 maggio 1972, a Pisa la polizia caricò violentemente una manifestazione di protesta contro il comizio elettorale del MSI, investendo non solo i manifestanti ma anche semplici passanti.
Il giovane Franco Serantini sorpreso isolato, inerme e in atteggiamento non aggressivo durante una carica effettuata in Lungarno Gambacorti, venne duramente e ripetutamente percosso in parti vitali da un gruppo di agenti del battaglione mobile della Celere di Roma. Trasportato in stato di fermo alla caserma di Polizia, Serantini fu trasferito verso le 4.20 del giorno successivo nelle Carceri giudiziarie di Pisa e rinchiuso in una cella di isolamento.
Nel tempo trascorso tra l’incarceramento e l’interrogatorio da parte del Procuratore della Repubblica, che ebbe luogo alle 12.30 del 6 maggio, Serantini era in condizioni fisiche assai precarie, come apparve chiaro a quanti ebbero modo di incontrarlo.
Serantini, oltre ad affermare la propria convinzione politica anarchica, davanti al Procuratore precisò di essere stato colpito alla testa da una decina di poliziotti, senza che li avesse in alcun modo provocati, e dichiarò di accusare forti dolori al capo.
Nelle ore successive Serantini restò in cella senza neppure consumare i pasti e uscire per l’ora d’aria, a testimonianza ulteriore delle sue precarie condizioni fisiche.
Al termine di una notte passata senza cure adeguate – il medico del carcere si era limitato a prescrivergli farmaci ordinari e una borsa del ghiaccio – la mattina del 7 maggio le condizioni di salute di Serantini si aggravano, trasportato d’urgenza al centro clinico del carcere, muore alle 9.45 senza riprendere coscienza.
“Recentemente – ricorda la Biblioteca Serantini – la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia non solo per il pestaggio subito da uno dei manifestanti durante il G8 di Genova, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura.
In Italia in questi ultimo decennio, per non andare indietro troppo nel tempo, purtroppo i casi simili a quello di Franco Serantini, anche se maturati in contesti storici diversi, si sono ripetuti, basta ricordarne alcuni nomi tra i più noti come Stefano Cucchi, Federico Aldrovrandi, Franco Mastrogiovanni, Gabriele Sandri, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Stefano Brunetti e Riccardo Rasman.
“Una domanda ci poniamo in questi giorni in cui ricorre il 43° anniversario della tragica morte di Franco Serantini: è possibile che in uno Stato di diritto, che dovrebbe fondarsi sul concetto di dignità umana, non si possa avere giustizia e verità?“