Ora di inizio 7:15. Ora finale le 3 di notte. E dopo quattro ore sarà lunedì. E si tornerà al lavoro. Presidente della Regione, chiunque tu sarai, fai in modo che ne sia valsa la pena
Ore 7.15. Seggio elettorale aperto da quindici minuti.
Entra di gran carriera una signora cotonata. No, non solo i capelli, tutta cotonata. Le vecchine cotonate di carattere, esagerate. Che danno le paghe pure ai venticinquenni che alle sette di mattina rantolano per casa con la bava alla bocca e le palpebre ancora saldate da una salubre coltre di cispie.
– Buongiorno a tutti!
– ‘giorblbbbno…
– Anche quest’anno siamo qui, eh?
– Eh…infatti…
– È venuta tanta gente a votare…
– Signora, ehm, sono le sette e un quar…
– …o son la prima anche vest’anno?
– Sì. Lo è. Pure quest’ann…
– Eeeeh lo so ma poi c’è la messa, c’è da cucina’, vengano i nipoti a mangia’, è tutto un viavai a questa maniera eh…dove devo vota’?
– Dove vuo…
– Una cabina qualunque?
– Sì, tanto, sa…’un c’è nessun…
– FATTO!
– Ah, eh, ehm, ok, perfetto, allora arriv…
– Via scappo eh, buona giornata e buon lavoro.
– …ederci.
‘na botta di adrenalina. Spenta nel giro di mezz’ora. Le otto. Le nove. Le dieci. Giro di boa e iniezione di vivacità: suonano le campane della messa. Legioni di ottuagenari in fila.
– Oh ma che sezione so’ io che me lo scordo sempre?
– Oddio Marino ogni volta è così, è quella accanto al bagnoooohh!
– Sì ma che numero è?
– Boh, chessò, è accanto al bagno ti dio!
– Ho capito diobello ma io voglio sape’ il num…
– MATTEBBADACHISSIVEDEEEEHHH!
– OH MATTOOOOHHH anche te qui?
– Eh, ogni pòo ci tocca anche a noi!
– E la tu’sorella come sta?
– Eh, è morta.
– Ah, diobòno, mi dispiace. E invece il tu’cugino?
– Eh, l’hanno ri’overato ierl’altro.
– Ah, boia. E te come stai?
– Mah insomma, son qui via, te invece?
– Eh, io bene via, ero al cimitero, po’dopo alla messa, poi ora vòto e vado a casa, cheddevofa’?
– Eho, è un lavorone. Che poi te chi vòti?
– Ma io te l’ho a di’? Io li vòto tutti, tanto ‘un fa differenza chi va a ladra’.
Compito del presidente di seggio, del segretario e degli scrutatori è, tra gli altri, quello di non influenzare in maniera alcuna la decisione dei votanti. Quindi se uno vuole votarli tutti, chi siamo noi per impedirgli di esercitare democraticamente un proprio diritto?
Previsione di almeno UNA scheda nulla: fatto.
Mezzogiorno, l’una. Tutto tace. Pare quasi di sentire la digestione altrui. Ci si scambiano battute di circostanza e si fanno calcoli sulla percentuale dei votanti. Qualcuno tira fuori la settimana enigmistica e i prossimi quaranta minuti sono salvi. Yuppi.
Le due. Le tre.
È domenica, ora che ci penso.
Le cinque, le sei, le sette.
Famigliola abbrustolita in infradito con figlioletti sabbiosi a seguito.
– ‘sera.
– ‘sera [ti odio].
– Alla fine ci s’è fatta a passare, via…
– Eh sì, ma comunque c’è tempo, si può votare fino alle undici di stasera [ti odio tantissimo].
– Aaaah, vedi, a sapello si stava al mare un po’ di più. Sai, coi bimbi…
– Eh, infatti [ti ammazzo male].
– Allora, vado a votare…ecco, via, andiamo a fassi una doccia che siamo tutti appiccicosi di mare e ghiaccioli, arrivederci e buon lavoro!
– Grazie, buona serata [crepacrepacrepaaaaaaaaaaggghhhh]!
Le otto. Qualcuno propone una pizza. Le nove. La pizza è finita. Dai, mancano due ore. Le dieci. Le dieci e mezza. Cominciamo a radunare. Le undici meno dieci.
– ODDIO ODDIO CHE CORSA SONO ANCORA IN TEMPO?!?
– Maddiomammadonnamacheccazzmaccerto!
– No, scusate, è che non trovavo la tessera elettorale.
– IN SEDICI ORE!?!?!?!
– Prego?
– No, dicevo, tanto le votazioni duravano sedici ore proprio per far votare tutti fino all’ultimo. Fino. All’. Ultimo.
– Quanta gente è venuta?
– Eh, non tanta.
– Chi vincerà?
– Bah, a sapello…
– Vi siete annoiati?
– Le va di votare?
– Ah sì, giusto. Fatto. Eh, chissà le prossime elezioni per cosa le farann…
– Arrivederci, grazie, buonanotte.
Le undici e un quarto. Parte lo spoglio. Mezzanotte. Mezzanotte e mezza. Non tornano i conti. Manca una scheda. L’una. Scheda ritrovata. È nulla. L’una e mezza. Ricontrollo del verbale. Le due. Caricamento di cartelle, timbri, buste, lapis e penne. Le due e mezza. Non arriva il funzionariodellordine a prelevare i plichi. Le due e quarantacinque. Il funzionariodellordine si palesa. Le tre. Finalmente il letto.
E tra quattro ore suona la sveglia. Ed è già lunedì.
Presidente della Regione, chiunque tu sarai, fai in modo che ne sia valsa la pena.
Bello e realistico, visto che ho vissuto anche io questa esperienza. Se avessi avuto l’opportunità di scrivere la mia esperienza al seggio, avrei sicuramente aggiunto di quelle “figure secondarie”, che per conto dei partiti, presenziando tutto il giorno i seggi (non hanno di meglio da fà!), guardando spesso “intensamente” gli elettori che via via arrivano al seggio.