Ha animato il dibattito la lettera dell’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto ripresa dalla stampa cittadina e indirizzata ai fedeli.
Una missiva nata dal ‘no’ del Consiglio di Istituto della scuola media Niccolini di San Giuliano, che lo scorso febbraio ha negato la richiesta, presentata dall’arcivescovo di una visita pastorale alla scuola.
Benotto non si è arreso e qualche settimana dopo, a metà marzo, ha inviato una lettera al consiglio pastorale lamentandosi dell’accaduto e parlando addirittura di “clima ideologico intollerante che vive ancora all’interno di certi ambienti”. La dirigente della scuola Sonia Pieraccioni ha risposto che il Consiglio di Istituto ha democraticamente ritenuto non opportuna una visita durante le ore di lezione, invitando il vescovo ha visitare la scuola in orario pomeridiano. Ma Benotto avrebbe aggiunto anche il disappunto per i numeri scarsi di studenti che seguono l’ora di religione, quasi calcando la rinnovata spinta evangelica che in queste settimane sembra caratterizzare la nostra città, a partire dagli ormai celebri preti in discoteca.
A cercare di mettere un freno alle polemiche riportando la discussione sui temi dello stato di diritto, è Nicola Guerrini, Presidente del Consiglio d’Istituto del Niccolini. “Si fa molta fatica a capire le ragioni di una polemica così violenta- scrive – quanto infondata riportata da vari giornali il 12 aprile 2014 con titoli in prima pagina come “Scuola vietata al vescovo” o un ancor più duro “Vescovo, vade retro dalla nostra scuola”. Polemica legata alla richiesta da parte dell’arcivescovo di Pisa di una visita pastorale in orario scolastico nell’istituto Niccolini di San Giuliano Terme. Come tutti infatti dovrebbero sapere, soprattutto chi scrive di scuola, la normativa in vigore non consente che nelle scuole pubbliche statali il normale svolgimento delle lezioni venga modificato per attività di tipo confessionale; la programmazione di tali eventi è infatti consentita solo al di fuori dell’orario delle lezioni”.
Il consiglio d’istituto quindi si è semplicemente attenuto alle norme opponendosi “a una iniziativa che avrebbe operato una vera e propria forma di discriminazione nei confronti delle minoranze e per sancire un concetto troppo spesso dimenticato e cioè che la scuola è laica”.
“Il consiglio d’istituto – prosegue Guerrini – ha comunque offerto una possibilità d’incontro all’arcivescovo mettendo a disposizione i locali della scuola in orario non scolastico e rendendosi disponibile ad informare le famiglie dell’evento. Possibilità che l’arcivescovo non ha evidentemente preso in considerazione non degnandoci nemmeno di una risposta. Si riporta integralmente la lettera inviata dalla dirigente dell’istituto: “In merito alla richiesta di incontrare da parte del Vescovo gli alunni dell’I.C. Una propensione ben diversa dal “vade retro”. E dispiace che invece da parte dell’arcivescovo non ci sia stato nessun tentativo di dialogo”.
“Resta poi stupefacente il ragionamento per cui il livello di intolleranza della scuola si evince dal numero degli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica (sempre che la stampa riporti fedelmente il pensiero dal monsignore). Chi non frequenta religione è quindi per definizione intollerante. Dovrebbe sapere che tra queste persone ci sono moltitudini di visioni diverse: atei, altre confessioni e anche cattolici praticanti che hanno fatto questa scelta proprio per ribadire il concetto della laicità della scuola”.
E a chi addirittura ha avanzato la richiesta di rimozione della dirigente scolastica, il Presidente del Consiglio di Istituto ricorda: “La legislazione affida al consiglio d’istituto le competenze in materia di programmazione scolastica e sulla partecipazione dell’istituto ad attività extrascolastiche. Quindi eventualmente dovrebbe richiedere la rimozione dell’intero consiglio eletto democraticamente da genitori ed insegnanti”.
Intolleranza o ignoranza delle leggi di uno stato laico?
Vari quotidiani locali in data 12 c.m. informano i cittadini di Pisa che mons. Benotto, l’arcivescovo della nostra diocesi, se ne è avuto a male per il rifiuto alla sua visita pastorale, programmata nel febbraio scorso, opposto dal Consiglio dell’Istituto “G. B. Niccolini” di S. Giuliano , una scuola secondaria di primo grado. “Si tratta di un segnale assai chiaro del clima ideologico intollerante che ancora vive all’interno di certi ambienti” ha dichiarato l’arcivescovo ai quotidiani.
Dispiace che l’alto prelato ignori completamente le leggi di uno stato laico come è almeno a parole, anche se raramente riesce a esserlo anche nei fatti – la Repubblica d’Italia: infatti la nostra giurisprudenza vieta espressamente l’effettuazione di messe, preghiere, visite pastorali e benedizioni in”orario scolastico” (sentenza 250/93 del TAR dell’Emilia Romagna, poi confermata dalla sentenza 489/95 del TAR del Veneto e da altre ancora). Bene dunque ha fatto la dirigente della scuola, Sonia Pieraccioni, a seguire l’iter previsto per queste questioni, attivando il Consiglio di Istituto. E bene ha fatto il Consiglio di Istituto, seguendo la giurisprudenza della nostra Repubblica, a negare la visita pastorale al monsignore. Peraltro invitandolo cortesemente a essere presente nel plesso scolastico al pomeriggio, giustamente al di fuori dell’”orario scolastico”. Qualora il Consiglio di Istituto avesse deliberato diversamente, avrebbe commesso un abuso d’ufficio e l’atto sarebbe stato impugnabile davanti al TAR regionale che avrebbe certamente deliberato la sospensiva del provvedimento, qualora il tribunale fosse stato attivato in tempo utile.
Lascia molto perplessi il fatto che mons. Benotto rimproveri pubblicamente il Consiglio d’Istituto e la Dirigente della scuola in questione per aver agito nella norma: semmai andrebbe stigmatizzato il comportamento di quegli istituti scolastici che hanno permesso illegalmente la visita pastorale!
Ma mons. Benotto ha evidentemente una visione assai singolare del suo rapporto con la stampa cittadina. Infatti, ricordiamo benissimo che un paio di anni fa il Circolo UAAR di Pisa, in collaborazione con il consigliere di Rifondazione Comunista Bini, aveva documentato come quattro strutture alberghiere presenti nel territorio comunale di proprietà di Enti Ecclesiastici che su Internet pubblicizzano tuttora l’offerta “a condizioni favorevoli di strutture paragonabili a hotel a 2, 3, 4 stelle situati in luoghi centrali ricchi di storia” avessero versato solo 13mila euro circa nelle casse comunali a fronte di un’ICI dovuta calcolata dalla SEPI intorno ai 90mila euro per il 2011 (versato quindi solo il 14,5% del dovuto). Ebbene, in quella circostanza non ci fu da parte della Diocesi di Pisa alcun intervento pubblico: totale silenzio con la stampa! E silenzio ci fu anche nei fatti per ciò che si sa: ad oggi, non risulta che il dovuto sia stato mai … saldato!
Non sembra che all’Arcivescovado abbiano afferrato bene il concetto di laicità che dovrebbe uniformare i rapporti fra la Repubblica d’Italia e la Chiesa cattolica. Forse dovrebbero riflettere più a fondo sulle parole di quel famoso profeta che affermava: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”? Mons. Benotto dovrebbe saperlo bene che le scuole statali in orario scolastico oggi e l’ICI dell’altro anno sono di Cesare, e non di chi pretende di rappresentare il Dio dei cattolici nella nostra città. Ricordarglielo ogni tanto non può che aiutarlo a far meglio il suo mestiere.
Giovanni Mainetto
Circolo UAAR di Pisa
Concordo pienamente con il presidente del Consiglio di Istituto. Il rispetto delle regole e delle norme che governano una società civile, è diventato, da qualche tempo, una “possibilità”, soprattutto da parte di coloro che la rappresentano, quelli che sono i suoi membri più “illustri”. Non basta al Mons. Benotto uno Stato che, in una scuola laica, consente l’insegnamento della religione cattolica, con insegnanti scelti dalla Curia, pagati dallo Stato, con retribuzioni superiori a quelle degli altri docenti?
Mons. Benotto forse non conosce la normativa, ma nella risposta di diniego non è stata data come giustificazione che la normativa nega un incontro in orario scolastico. Forse una maggior chiarezza non avrebbe dato inizio a tutte queste polemiche, ma sopratutto credo che non ci sarebbe cascato Mons. Benotto.