Non siamo solo quello che mangiamo. Siamo anche quello che pensiamo, che diciamo e che facciamo, e buona parte di questo viene da quello che leggiamo
Ciò che hanno fatto è solo una goccia nell’oceano. Ma se quella goccia non fosse nell’oceano, credo che l’oceano sarebbe più piccolo a causa di quella goccia mancante
Nella mia rubrica, più o meno puntuale, abbiamo parlato di come il nostro corpo e le sue espressioni siano condizionate anche da quello che introduciamo con l’alimentazione; ad esempio, abbiamo visto come il cibo può conservare o modificare composizione e metabolismo del microbiota, con conseguenti alterazioni del comportamento (per cui anche del pensiero e del linguaggio).
Ma non bisogna essere troppo riduzionisti: magari fossimo solo quello che mangiamo…Il mio intervento di oggi è, di fatto, un ammutinamento: Cinzia e Francesca hanno chiesto il solito pezzo di rubrica e non un commento sulla chiusura del giornale, ma davvero non posso farne a meno; loro, che ho il piacere di conoscere personalmente, insieme a Matteo e Gabriele, hanno fatto la goccia nell’oceano.
E lo hanno fatto con costanza, impegno, professionalità e dedizione: come non riconoscergli tutto questo?
Siamo anche quello che pensiamo, che diciamo e che facciamo, e buona parte di questo viene da quello che leggiamo.
Loro hanno creato uno spazio di partecipazione per tutta la città, per tenersi aggiornati non solo sui fatti di cronaca, politica e sciopero degli autobus (per me notizia indispensabile, di cui le ho sempre ringraziate), ma anche per far conoscere quelle iniziative e realtà, altrimenti misconosciute per mancanza di interesse da parte di altri e mancanza di possibilità economiche da parte delle stesse.
Ma i conti da pagare li abbiamo tutti, e nonostante ci sia chi vuole farci credere che bisogna essere grati di lavorare gratis (la conoscono la parola ”ossimoro”?), non può e non deve essere così; per questo motivo “i nostri eroi” hanno deciso di smettere; a sentir loro, hanno provato in tutti i modi ad evitarlo, e non c’è motivo di dubitarne, ma evidentemente, non suscitano interesse da parte delle realtà economiche che potrebbero intervenire per risolvere la situazione.
Peccato, era un bellissimo progetto e uno strumento molto utile, che poteva essere ulteriormente ampliato e migliorato. Io spero che sia una pausa breve; per quello che mi è possibile, sto provando a verificare la teoria dei “sei gradi di separazione” (è un’ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari), magari trovo un finanziatore interessato…
Proviamoci tutti! A chi ci riesce sarà dedicata la prossima apertura…
Grazie di quore, paginaQ!
