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Il collezionista di bambole

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Quella di Federico Cinque è una delle tante storie della crisi, che comincia con un licenziamento a 50 anni e la necessità di reinventarsi un lavoro. Dopo 20 anni dal Parra, storico rivenditore moto della Fontina, nel 2012 Federico ha scelto di seguire un’antica passione e provare a farne un mestiere. La sua passione sono le bambole, che raccoglie nei mercati d’antiquariato di mezza Europa per ripararle e rivenderle su internet tramite un negozio eBay. Il suo appartamento di via di Pratale è una sorta di museo privato, con pezzi che possono valere diverse migliaia di euro.

Prima Federico collezionava ceramiche, “poi mi sono ricordato delle bambole che mia madre e mia nonna tenevano ai piedi del letto, per augurare prosperità” ci racconta mostrandoci la sua collezione. “Ho sempre avuto la curiosità di andare a leggere l’etichetta dietro la schiena e scoprire il marchio”. Senza perdere tempo si è comprato tutti i libri che trattano l’argomento e si è fatto una cultura. Il passo successivo è stato quello di individuare i mercati di riferimento per le bambole. Cremona, Canneto sull’Oglio (dove aveva sede la Furga) e Piazzola sul Brenta in Italia, il Belgio, la Germania e la Spagna in Europa. “Bisogna andare presto e sperare di avere fortuna” spiega Federico, “capita che il venditore non sappia il valore dell’oggetto che ha tra le mani. Le prime bambole Lenci o alcune Bulgarella oggi possono arrivare fino a 15.000 euro”. Tesori più unici che rari, considerato che le Lenci negli anni ’20 erano fatte in feltro, il panno lenci appunto.

Inizialmente l’idea è semplicemente quella di arricchire la collezione provata, poi ha cominciato con le riparazioni più semplici. I pezzi pregiati sono custoditi gelosamente in una teca. Ci sono la Modestina, mitico modello della Furga, Un’altra Furga degli anni ’40, la Butterfly, con occhi di vetro e realizzata in composizione, anima di cartapesta e colata di gesso sopra, conservata nella scatola originale. Chicchi è uno dei primi bebè animati ricaricabile con una chiavetta sulla schiena, anche lui degli anni ’40. Pezzi di artigianato di qualità italiano che insieme alle bambole della Giachetti, della Bonomi, della Bulgarella e della Atena si aggiungono a quella parte di Italia che sta inesorabilmente sparendo, saperi che si perdono con la globalizzazione dei mercati. Un posto buono per farsi un’idea di tutto ciò è Rocca Borromeo, ad Angera, vicino a Varese, dove la signora Borromeo ha creato un museo dedicato alle bambole, con ambientazioni complete e mobili intagliati a mano.

 foto di Sonia Marrese  

Federico è diventato uno degli animatori della comunità degli appassionati di bambole, che si ritrova principalmente su un gruppo Facebook. Quest’anno hanno organizzato una mostra mercato a Santa Giulietta, vicino a Pavia, dove negli anni ’50 e ’60 si producevano gran parte delle bambole italiane, tanto che il paese veniva chiamato la Norimberga italiana, dove si facevano le bambole classiche tedesche. “Praticamente tutti gli abitanti del paese lavoravano per l’industria della bambola, a domicilio” ricorda Federico, “sono venute a trovarci le signore che 50 fa avevano pettinato i pezzi che esponevamo, è stato molto emozionante”.

Le voci corrono veloci, in breve Federico si è trovato ad aiutare gli amici nelle valutazioni delle bambole trovate in soffitta o in cantina. “Una persona mi ha portato un pezzo molto raro, parliamo di 7.000 euro almeno, senza averne la minima idea. Ma senza arrivare a tanto, una Furga degli anni ’60 può valere anche 300 euro”. Le consulenze restano gratis, le riparazioni invece si pagano. Per far tornare chiari i bambolotti in vinile, che se conservati al buio tendono ad annerirsi, usa una crema contro l’acne. Così ha rimesso in sesto Andrea e Poldina della Furga. Per gli interventi più classici ordina i pezzi su internet e va di bricolage.

Grazie a internet e ad un negozio eBay Federico vende i pezzi che recupera e ripara a clienti in Cina, in Korea del sud, negli Stati Uniti, in Russia. “Mi occupo con il massimo della cura della spedizione, che in alcuni casi può essere molto costosa, ma chi compra un oggetto del genere non bada a spese”.

Per oggi Federico si accontenta di alternare il suo tempo tra le bambole ed il suo lavoro vero, che è quello di istruttore in palestra. Domani però potrebbe diventare anche questa un’attività capace di garantire uno stipendio. “Credo che per passare indenne attraverso la crisi occorra la passione” riflette prima di lasciarci, “bisogna mettersi in gioco e tirare fuori la passione”.

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Scritto da:

Pubblicato il: 22 agosto 2014

Argomenti: Cultura

Visto da: 10611 persone

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3 risposte a: Il collezionista di bambole

  1. avatar antonella scrive:

    Un gran bell’articolo, complimenti

  2. avatar Nora scrive:

    Mi farebbe molto piacere poterle sottoporrre le foto di alcune bambole che ho recuperato in casa e che, non avendo nipoti femmine, vorrei vendere. Si tratta di Lenci, Furga, Barbi ed altre. Potrei inviarle alcune foto, se mi fa avere la sua mail. Grazie e spero a presto Nora

  3. avatar stafano scrive:

    mi spiace ma, senza alcuna intenzione di polemmica, questo e’ l’esempio di come NON si debba fare un articolo. Uno si legge tutto il pezzo (pure fatto bene) ma che manca completamente di un riferimento preciso (nel giornalismo il DOVE e’ importante allo stesso modo del chi, quando e perche). si fa riferimento solo a “via pratale” (peccato che non si capisca di quale citta’), si fa riferimento ad un rivenditore di moto “il Parra” (anche qua ..a leggere sembra che dovrebbero conoscerlo tutti … peccato che e’ un nome del tutto nuovo). Insomma lo stile e’ quello che si usa tra intimi davanti a un bicchiere di bianchino al bar … peccato che pubblicare un articolo, per giunta sul web, dovrebbe perlomeno far considerare che i potenziali lettori posso arrivare dai quattro lati del globo ….che si chiederanno dove si trovi questa via pratale…

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