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SerieQ La banalità del serial killer

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Gli appassionati di serie tv sono ormai avvezzi a ogni possibile declinazione del serial killer. A segnare un cambio di passo rispetto al cliché dell’assassino seriale arriva un show anglo-irlandese: The Fall.

La serie si divide in due perfette metà: da una parte l’omicida di trentenni more in carriera (Jamie Dornan), dall’altra il detective che cerca di incastrarlo (Gillian Anderson). Il serial killer in questione è del tutto privo di carisma e sintomatico mistero: se nelle serie americane Gillian Anderson ha a che fare con l’irresistibile e magnetico Hannibal, qui la regale attrice si rapporta al comunissimo Paul Spector, psicoterapeuta sottopagato, con problemi di autostima e sposato con una donna sovrappeso e bruttina. Paul è un looser anche come serial killer: si assenta da casa per annusare biancheria intima e il figlioletto lo sgama subito; non riesce a strozzare in un colpo solo le vittime perché ha delle manine debolucce e deve fare esercizi con le palline per aumentare le sue prestazioni omicide; insomma, il serial killer è uno sfigato.

Su tutto un altro livello il detective interpretato da Gillian Anderson, glaciale regina in longuette scevra da ogni tipo di durezza estremizzata o meccanismi difensivi ormai entrati a pieno titolo alla corte dei cliché. Mangia quanto vuole, si prende gli uomini che vuole, ringrazia sporadicamente. Sublime, la story line del love interest, una botta e via. Gillian vede il pezzetto di carne che le interessa, intima la sottoposta di presentarglielo, e dichiarati tre elementi fondamentali (nome proprio, nome dell’hotel e numero di stanza) si allontana senza dubitare per un attimo di sé stessa. Consumato il consumabile, lui le manda un selfie inappropriato; gli dei della sceneggiatura lo puniscono procurandogli una morte atroce.

The FallSe la scrittura spicca per raffinatezza, la regia è eccellente, con la camera che trema lievemente nei momenti in cui immortala il massimo orrore dell’omicidio, o le inquadrature che indugiano nelle fessure tra le porte dell’armadio, sui riflessi, anche quando non c’è effettivamente niente o nessuno nascosto. Azzeccata anche la quasi totale assenza di musica: si percepisce una porta che si chiude, dei passi. E’ come nella vita reale: questo rende il thriller ancora più inquietante.

E’ vero, la Belfast che The Fall descrive è inquieta, avvinta dalla criminalità, pericolosa. Ma, straordinariamente, lo show riesce a narrare fatti terribili mantenendo un ritmo quasi pacato, quieto: nessuna sirena, nessun poliziotto esagitato, dialoghi ridotti al minimo, quasi al sussurro. L’atmosfera è cupa, ermetica, molto scandinava.

The Fall è, sostanzialmente, un esercizio sull’inaspettato: tutto è riportato in termini credibili. Omicidi, copule, espletazioni delle funzioni vitali, tutto: a parte il fatto che Gillian Anderson si alza con la messa in piega impeccabile, ma considerando che è una semidea, l’evento risulta verosimile.

La prima stagione della serie, composta di cinque, bellissime puntate, è andata in onda nel 2013. Da poco è cominciata la seconda stagione: un’ottima occasione per recuperare quest’eccellente prodotto della BBC Two.

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Pubblicato il: 27 novembre 2014

Argomenti: Quaderni, SerieQ

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