Lunedì 1 dicembre il Gruppo per la Palestina di Pisa, in collaborazione con il Cineclub Arsenale di Pisa, organizza una “Giornata di solidarietà con il Popolo Palestinese”, in concomitanza con la Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese decretata dall’Onu per il 29 novembre.
La maratona solidale inizia all’Arsenale con una mattina dedicata alle scuole, per proseguire poi nel pomeriggio e sera con iniziative rivolte agli adulti. Sempre all’Arsenale, alle 18.30, ingresso libero, incontro con Mohammed Khatib, rappresentante dei comitati popolari della Resistenza non violenta dei villaggi palestinesi e Stephanie Westbrook, rappresentante di BDS Italia, il movimento per il boicottaggio e le sanzioni contro la politica di oocupazione israeliana e in solidarietà con la popolazione palestinese.
Alle 20.00 apericena palestinese con prodotti della tradizione palestinese preparati dall’Associazione per la Pace Pisa, allo scopo di promuovere e sostenere il Progetto di educazione alla pace COM.UNI.C.AZIONE, coordinato dalla Rete Radie Resch, con il cofinanziamento della Regione Toscana.
Alle 20.30, la proiezione di 5 Broken Cameras di Emad Burnat e Guy Davidi, un film che documenta la resistenza nonviolenta nel villaggio di Bil’in, contro la costruzione del muro.
Tutto questo per ricordare come la data del 29 novembre fu scelta per il significato che essa ha per il popolo palestinese. Quel giorno, nel 1947, l’Assemblea Generale adottò la risoluzione 181, nota come la Risoluzione sulla Partizione, che stabiliva la creazione in Palestina di uno “Stato ebraico” e uno “Stato arabo”, con Gerusalemme come corpus separatum sottoposta a un regime internazionale speciale. Dei due Stati previsti dalla risoluzione solo uno, Israele, ha visto la luce e sempre più tragicamente, ha sviluppato una chiara politica di colonizzazione e apartheid. Il popolo palestinese, attualmente di otto milioni di persone, vive principalmente nel territorio palestinese occupato da Israele dal 1967, compresa Gerusalemme est, oltre che in paesi arabi confinanti e in campi profughi nella regione.
