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GRAND-QUIGNOL! Un porto sicuro

Macierzynstwo_1905

Il teatro secondo Sara ed Hengel (Teatro Cantiere)


Un abbraccio caldo, materno. Un luogo sicuro che ci assomiglia, dove potersi dimenticare di ogni cosa ed essere come si è. Lo desideriamo un po’ tutti, no?
Sara ed io ce ne stiamo rendendo conto sempre di più proprio attraverso il teatro. È strano. Abbiamo sempre lottato perché il lavoro di Teatro Cantiere non fosse un rifugio comodo per nascondersi e autocompiacersi. Eppure negli anni è accaduto qualcosa. Qualcosa che recentemente ci sta facendo riflettere molto.
Nel nostro lavoro teatrale, lo sapete, pretendiamo tantissimo dalle persone e mai la ricerca si è trasformata in un “lettone morbido e caldo”, anzi: si cammina ogni volta sul ciglio di un burrone. Scalzi.

Ma questa ricerca, seppur difficile, fa un curioso effetto sulle persone. Per alcune di loro diventa un giardino segreto, un’occasione per cogliere ciò che è essenziale, un momento per tirare le fila, per ricongiungersi a se stessi in un luogo sicuro e con compagni fidati.
Ed infatti ci sono persone che pur non provando quotidianamente con noi, di tanto in tanto tornano (a volte a distanza di anni!) e come se niente fosse, subito ricongiunti al gruppo, ci accompagnano lavorando con noi per ore…  Ed è come se non avessimo mai smesso di vederci. Il tempo svanisce. Ritroviamo ciascuno il cuore dell’altro, è qualcosa di inspiegabile, ma assai concreto per chi l’ha provato.

L’altro giorno, all’Incontro Aperto del martedì per esempio è ricomparso Moreno. Barba e capelli lunghi. Non lo vedevamo da due anni. Alla fine della serata, dopo essersi fatto un bel mazzo e dopo essersi messo costantemente in discussione, ci si è avvicinato e con quei suoi modi gentili e la voce bassa ci ha detto: “Mi serve proprio quello che si fa qui. Non ci volevo venire, fino all’ultimo, non so..  poi sono arrivato e… Queste atmosfere, il lavoro, queste persone, sono una sicurezza e succede qualcosa. Riesco a ritrovarmi e testarmi per un attimo. Quando sono qui… tutto il resto fuori… e le energie che riesco a trovare in questo contesto, è come se tornassi al nucleo, all’essenziale. Mi sento al sicuro, protetto”.

Siamo un gruppo teatrale per diamine, facciamo ricerca, siamo un mare in tempesta

Ecco. Un porto sicuro, abbiamo pensato. Proprio ciò che non vorremmo. Siamo un gruppo teatrale per diamine, facciamo ricerca, siamo un mare in tempesta e non certo un attracco in acque quiete…
Eppure grazie alle parole di Moreno ci abbiamo riflettuto su e siamo riusciti a vedere la cosa da un altro punto di vista. Ci sono venuti in mente Filippo, che quel martedì era lì con noi e non lavoravamo con lui da almeno cinque anni… ed è stato così importante riallenarci insieme. Ci siamo finalmente ritrovati e in un modo che andava oltre i chiacchiericci quotidiani del “bentornato” e “che bello riaverti qui”…
E poi ci è venuta in mente Anne che lavora in giro per il mondo in zone disagiate, abbruttite dalla guerra. E quei pochi giorni l’anno nei quali torna a casa… eccola che appare al Cantiere Sanbernardo per ribilanciarsi dopo tanta fatica ed orrori.
Un porto sicuro. Forse nostro malgrado Teatro Cantiere è diventato anche questo: un asilo per chi cerca un momento per sé, una camera di decompressione per ritornare a respirare aria pulita. Ed anche se non è un luogo per cullarsi e dirsi bravi a vicenda, qualcosa lo rende comunque materno, protettivo.

E così con Sara ci siamo resi conto di quanto sia fondamentale l’esistenza di punti di riferimento, di luoghi, di esseri umani fidati in un momento storico in cui molti sentono una grande necessità di non nascondersi più, di riprendere il contatto con la Vita. Avere un porto sicuro per alcuni può essere tutto. E non importa poi se questi ragazzi e ragazze non diventeranno grandi attori e se non daranno tutti se stessi, come facciamo noi, per la ricerca. Quello che conta è che continuino ad esistere persone che fiutano lo stridore di una certa vita e che rispondono alla mancanza di senso cercando ciò che è essenziale… E anche se non seguiranno il nostro percorso, ora lo sappiamo, finché non si arrenderanno alle finzioni di una vita sterile e facile, li accoglieremo sempre a braccia aperte, come una caletta riparata durante una tempesta.

 

Stanislaw Wyspianski, Macierzynstwo, 1905

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Pubblicato il: 19 aprile 2015

Argomenti: Teatro

Visto da: 838 persone

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