MENU

InQuadriamo il diritto Cosa vuol dire? Il linguaggio del diritto tra sinonimi e contrari

Christian-Oliver-Harris-flickr

Quanti di voi hanno letto e riletto una frase scritta in “avvocatesco” senza capirne il senso?! Una breve guida per comprendere alcune delle locuzioni più usate


Cari Lettori,
oggi con InQuadriamo il diritto parleremo di… “giuridichese”!

Avete mai fatto caso a quante sono le parole strane, a quanti sono i termini latini che riempiono i pareri e gli atti degli avvocati?! Quanti di voi hanno letto e riletto una frase scritta in “avvocatesco” senza capirne il senso?! E quanti di voi hanno dovuto consultare il vocabolario tre o quattro volte leggendo due pagine di parere legale?!

Lo so, lo so, il linguaggio da “azzeccagarbugli” a volte è veramente brutto.

Sapete, ad esempio, cosa significa “per mero tuziorismo”? Significa, molto semplicemente, “per pur scrupolo”. Nel linguaggio corrente a nessuno verrebbe in mente di dire alla moglie o al marito “amore, per mero tuziorismo ti ricordo di pagare la bolletta!”, eppure nel linguaggio del diritto il termine è usato in continuazione.

Sapete, ancora, cosa vuol dire “revocare in dubbio”?! Vuol dire “mettere in dubbio”. Ma state pur tranquilli che, se io scrivo “non revoco in dubbio la tua buona fede”, il dubbio (su cosa volessi davvero scrivere) viene a chi riceve la mia lettera!!

E quando in un atto trovate la scritta “(sic!)”, a cosa pensate? Sapete cosa significa? La scritta “(sic!)” significa un qualcosa come “è proprio la controparte che scrive così!”, e si utilizza spesso quando si vuole rimarcare (senza apparire troppo pesanti e puntigliosi) l’errore commesso dalla controparte.

E cosa dire allora dell’utilizzo dell'”ovvero” avversativo?! Ok, anche l’Accademia della Crusca riconosce che la parola “ovver” può essere utilizzata sia con valore esplicativo (“i minorenni, ovvero coloro che non hanno ancora compiuto 18 anni, non possono bere alcolici”) sia con valore disgiuntivo (“ti propongo di rivolgerci a un notaio ovvero ad un legale per risolvere la questione”), ma nel linguaggio comune “ovvero” è inteso come sinonimo di “cioè”, e sono in pochi quelli che sanno che può essere usato anche come sinonimo di “oppure”. Il che causa notevoli problemi di interpretazione, perché 8 persone su 10 daranno al termine “ovvero” un valore esplicativo e, di conseguenza, non riusciranno a capire il senso complessivo della frase.

A volte si pensa che l’utilizzo di un “parolone” possa far colpo sulla controparte o sul giudice, ma secondo me nel linguaggio del diritto l’arma veramente vincente è sempre una e una soltanto: la chiarezza. Credo che più i termini sono semplici e chiari, più è facile capire cosa uno chiede e per quale motivo lo chiede. Che ne pensate?!

Vi aspetto alla prossima!
Francesca Bonaccorsi

 

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 6 maggio 2015

Argomenti: InQuadriamo il diritto, Quaderni

Visto da: 2071 persone

, ,

Post relativi

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.