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I prof del Dini contro la ‘buona scuola’

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Una presa di posizione che si è unita a quella di centinaia di docenti in tutta Italia, ma che non è bastata a bloccare l’approvazione del provvedimento, passato ieri alla Camera


Il collegio dei docenti del Liceo Scientifico “U. Dini” di Pisa si è riunito lo scorso 12 maggio ed ha espresso la propria preoccupazione per i contenuti del disegno di legge denominato “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, meglio noto come “La Buona Scuola”.

Di seguito il documento che è stato condiviso dai docenti:

Il rischio che deriva dal reciso mutamento dei modi e delle forme con cui è stato finora costruito e condiviso il Piano dell’Offerta Formativa, mutamento che esautora gli Organi Collegiali di ruolo e funzioni per accentrarli nella figura del Dirigente Scolastico che diviene ipso facto anche l’unico responsabile del periodo di formazione e prova del personale neo immesso in ruolo.

La totale revisione delle prerogative del Dirigente Scolastico, il cui ruolo di manager viene accentuato a scapito della leadership intesa come capacità di confronto, condivisione e gestione dei conflitti; a scapito, quindi, di quelle capacità che tutte le ricerche internazionali considerano determinanti per gestire, in un clima di cooperazione, un organismo complesso e plurale come la scuola.

La totale mancanza di attenzione per il ruolo e i compiti del personale ATA, mai menzionato nel DDL: gravissima è anche l’assenza di ogni riferimento a un programma di stabilizzazioni e di valorizzazione professionale dei medesimi.

La mancanza di un piano coerente di reintegro delle risorse inesorabilmente sottratte, in questi anni, al sistema scolastico nazionale, spesso a vantaggio delle scuole non statali.

Lo snaturamento del concetto di organico funzionale destinato all’ampliamento dell’offerta formativa; il suo impiego anche per la copertura delle supplenze fino a 10 giorni, infatti, finisce col rendere ardua, se non impossibile, la pianificazione didattica dell’offerta formativa.

L’inserimento dei docenti neoassunti negli albi territoriali con la conseguente disparità di status tra costoro e i docenti assunti in precedenza.

L’assenza di un piano che stabilizzi il personale docente della scuola dell’Infanzia.

Il grave rischio che deriva da un programma di assunzioni non coerente con la realtà attuale della scuola italiana: tale programma di fatto prevede di stabilizzare i lavoratori inseriti in prima fascia e ridimensiona, quando non elimina, quelli di seconda e terza fascia. Si crea, così, una palese e inaccettabile disparità di trattamento tra persone che hanno vissuto la medesima esperienza di lunghissimi periodi di precariato e che per anni non sono state messe in grado di abilitarsi.

La gravità del divieto di stipulare contratti al personale che abbia maturato 36 mesi di servizio in totale ed assoluto dispregio alla sentenza europea che condanna l’Italia, ove sussistano le condizioni, ad assumere il personale precario con più di 36 mesi di lavoro.

Lo stravolgimento della contrattazione decentrata d’istituto sostituita da un fondo per la valorizzazione del merito di totale e, in mancanza di criteri chiari e condivisi, arbitraria competenza del Dirigente Scolastico; in questo senso è evidente che la valorizzazione economica e professionale del personale docente è solo uno slogan privo di contenuto.

Il pericolo di una delega al governo su tematiche centrali come l’istruzione e la formazione, di fatto sottratte a chi, come i docenti, ne ha vera competenza.

Il collegio dei docenti chiede pertanto che:

Il decreto attualmente in discussione venga ritirato.

Sia riaperto un confronto costruttivo con tutte le componenti del sistema scuola.

Sia approvato con urgenza un ampio piano di assunzioni per tutto il personale della scuola che tenga conto di quanto previsto dalla sentenza europea.

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Pubblicato il: 21 maggio 2015

Argomenti: Pisa, Politica, Scuola-Università

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