Nella giornata di ieri Ctt nord e sindacati hanno firmato il verbale di disaccordo che sancisce il fallimento della trattativa portata avanti in questi mesi sul contratto integrativo per gli autisti degli autobus di Pisa, Lucca e Livorno. Lo avevano già annunciato i sindacati qualche giorno fa e ieri è stato formalizzato. CTT nord non ha ceduto sulla scelta del trattamento integrativo, che continua a considerare troppo costoso per l’azienda, e i sindacati hanno di nuovo indetto lo stato di agitazione, in attesa di conoscere quale trattamento gli verrà riservato da marzo, quando saranno decaduti i vecchi accordi.
L’amministratore delegato Alberto Banci, ieri ha comunicato ai sindacati: “Come preannunciato nel verbale del 6 dicembre, la Ctt si vede costretta a formalizzare la nuova comunicazione di disdetta degli accordi e prassi aziendali”, che saranno effettivi fra 30 giorni.
“Devono ribadirsi – ha aggiunto – le esigenze già rappresentate in occasione delle precedenti disdette che, in definitiva, sono ricondotte all’indubbio interesse di questa società a rivedere il trattamento integrativo del personale in modo da renderlo compatibile con gli equilibri di bilancio nonché per uniformarlo, o quanto meno avvicinarlo, a quello necessario a presentare una offerta competitiva e vincente alla prossima gara per l’assegnazione dei servizi di trasporto pubblico locale sull’intero bacino regionale”.
Anche se dal 10 marzo cadranno tutte le conquiste del contratto integrativo, un’ultima possibilità di trattativa viene data: “La società si rende disponibile a proseguire le trattative nelle more della scadenza del preavviso oggi dato”, ma specifica anche che se non dovesse essere raggiunto un accordo, “la disdetta sarà senz’altro efficace”.
La risposta dei sindacati è lo stato di agitazione, che è stato nuovamente dichiarato nella giornata di ieri: “Nel rammaricarci per il fallimento di una trattativa lunga ed estenuante – scrivono Filt-Cgil, Faisa-Cisl, Fit-Cisl, e Ugl trasporti – nella quale il sindacato ha fatto la sua parte, dobbiamo rimarcare l’atteggiamento rigido fino all’inflessibilità dei vertici aziendali. Il sindacato ha proposto una bozza di accordo che prendeva come modello la normativa della ex C.P.T. di Pisa, da estendere poi, con i dovuti correttivi, a tutto il territorio del consorzio”.
“L’idea di proporre Pisa come base normativa – si legge nella nota congiunta – nasce dal fatto che l’accordo integrativo di Pisa è stato promosso e costruito in collaborazione con gli attuali dirigenti CTTN e sottoscritto dal Dott. A. Banci, A.D. della CTTN. Se era valido per la ex CPT che copriva un ampio territorio provinciale com’è quello di Pisa, a maggior ragione è valido per le Province di Livorno e Lucca”.
E nonostante la proposta di accordo promossa dai sindacati, “contenesse nella parte economica un’indicizzazione legata alla presenza, come richiesto dalla controparte, non è stato possibile trovare una soluzione condivisa da entrambe le parti. Purtroppo bisogna concludere che dietro queste fusioni di aziende non c’era l’intenzione di risanare tramite delle sinergie, fisiologiche in questi casi, ma soltanto il maldestro tentativo di spogliare gli autoferrotranvieri dei loro diritti, acquisiti in cinquanta anni di storia e sacrifici”.
“Le scriventi organizzazioni hanno proposto un accordo sostenibile sia sul piano economico che normativo, senza rifugiarsi nella demagogia o nel populismo, a differenza delle altre organizzazioni, pertanto chiediamo alla parte politica di fare la sua parte di garante al fine di mantenere le promesse sbandierate durante le campagne elettorali ed in seguito; a tutela non solo dei diritti degli autoferrotranvieri ma, soprattutto, dell’utenza”. E concludono: “Facciamo presente, infine che quell’utenza che intendiamo tutelare è composta per la maggior parte, di persone appartenenti alle fasce deboli della società e pertanto da salvaguardare”.