Come ricordare Freak Antoni senza cadere nel sentimentalismo cortese da lui tanto vituperato? Come ricordarlo senza usare facebook? Come salutare Freak Antoni, ossia il nostro messia, senza cadere nel salutino carino emozionato con relativo link e discorsino d’ordinanza? Come evitare il presenzialismo funebre, quello che tutti postano la foto, o il video, che li ritrae con l’artista appena scomparso? In realtà a me piacerebbe tanto averci una foto con Freak Antoni, ma non ce l’ho, e allora via, all’attacco.
Pagina Qulo non ricorderà Freak Antoni con una gita organizzata tra le sue gemme di demenza intelligente, quelle dozzine di canzoni che amiamo follemente neanche le nomineremo. No caro pubblico (caro nel senso di carogna come amava ripeterci Freak) sarebbe troppo facile, ricorderemo invece alcune delle sue migliori troiate, e lo perdoneremo, come lui ci perdonò, per peccati assai più grossi.
Freak, sul palco del Vaffa-Day di Beppe Grillo non ci dovevi andare, dubito che t’abbia pagato, nel caso l’abbia fatto hai fatto bene ad andare, che quelli come te non ci navigano nell’oro. Freak potevi anche evitare di cantare con i Gang quel terribile pezzo dedicato a Che Guevara, e potevi evitare di confonderti con Giovanni Lindo Ferretti e i suoi adepti nella compilation Materiale Resistente, sì, lo so, la tua versione di Fischia il Vento è lì che sventola ancora sull’Appennino, ma in quel contesto era la cravatta al maiale. Che dire poi delle mosse sexy di Alba Parietti nel video di Signore dei Dischi?
In questo pezzo chiedevi di entrare in classifica (il disco usciva per la RTI di Berlusconi) e, al solito, tutti pensavano che fosse uno scherzo, invece eri serissimo, in Italia i cantanti di punta non devono mai dire che vogliono vendere un sacco di dischi e fare un sacco di soldi, lo devono solo pensare giorno e notte, tu Freak, l’hai detto e ridetto, senza pensarlo mai seriamente, sei sempre stato un maledetto, un maledetto anche tuo malgrado. Caro Freak ti perdoniamo anche d’aver perdonato Elio, se mai l’hai perdonato. E’ stato triste vederti con gli Skiantos come resident band a Colorado Cafè su Italia Uno, era come quando vedi un leone in gabbia che prova a ruggire.
Ce ne sono di pezzi brutti degli Skiantos, ce ne sono, ma fanno parte del gioco, e spariscono offuscati dalla luce delle vagonate di trovate acute del nostro profeta. E comunque, fra quantità e qualità, scelgo la quantità, che la qualità passa, la quantità resta (questa l’ha detta qualcuno di grosso ma non mi ricordo chi…) Poi a volte i pezzi brutti degli Skiantos sono brutti d’un brutto che ha scelto d’esser brutto, non ha tentato d’esser bello, non ce n’aveva voglia, vedi per esempio quest’ottantata in stile Righeira, direttamente dal disco Ti Spalmo la Crema prodotto da Caterina Caselli, un altro tentativo commerciale non andato a buon fine, perché il successo ha sempre avuto paura di Freak Antoni.
Diciamola tutta, caro Freak, potevi anche evitare di citare Osho, come hai fatto negli ultimi tempi, che ad occhio e croce tu i santoni li hai sempre presi a pernacchie, ma va bene lo stesso, non è facile restare fetenti e illuminanti, molesti e cinici, generosi e libertari, quando il male avanza e ci mangia vivi. Potremmo andare avanti con altri piccoli contrattempi che si perdono nel pentolone gorgogliante del tuo beffardo io creativo.
Per Pagina Qulo assurgi un ruolo d’importanza massiccia. Chissà cosa pensi del verbo assurgere, se lo usavi nel tuo poetare alto e traballante, sempre più colto e profondo col passare degli anni. Ora che sei morto e piaci a quasi tutti, noi siamo gelosi. Non ci piace l’idea che tu possa piacere agli appassionati di famosi cantanti seriosi senza traccia d’ironia e tantomeno d’autoironia, tu e loro, siete, come direbbe il mistico dell’Etna, mondi lontanissimi. Però i gusti son gusti, e come diresti tu, non c’è gusto in Italia a essere intelligenti. Ora stiamo tranquilli, che pure questa volta non ci sarà risparmiato lo strazio del disco tributo e tutta la coda delle reinterpretazioni omaggianti, teniamoci pronti, che il primo maggio s’avvicina.
Ico Gattai
“Freak, sul palco del Vaffa-Day di Beppe Grillo non ci dovevi andare, dubito che t’abbia pagato, nel caso l’abbia fatto hai fatto bene ad andare, che quelli come te non ci navigano nell’oro.” Ico Gottai, scrittore sopravvalutato del palcoscenico intellettualoide pisano, ti rode eh? Ti rode che un’artista libero vada sul palco con altri cittadini liberi? E il richiamo ai soldi, che pena, ma pensate sempre e solo a quelli? Che schifo…
Scusi dott. Gottai, ma come si permette di giudicare? Come fa ad ergersi a detentore del bene e del male e dire che cosa dovesse o non dovesse fare quel genio di Freack? Come fa a sputare sentenze su un attista come lui e dire che lo perdoniamo. Come essere umano avrà fatto la sua dose di errori, ma quanti e quali non è dato a nessuno di sapere. Credo che lei abbia impostato male questo articolo che voleva differenziarsi dal coro degli articoli che lo piangono, come afferma, ma che ha avuto solo il risultato di apparire inopportuno..
Vabbè, tanto come tocchi anche di striscio a PEPPECRILLO, al grillino gli parte l’embolo e chiama il suo meetup a commentare con una bella spalmatella d’odio degno di miglior causa. O fatela finita, via, nemmeno i cristiani son così suscettibili con Gesù!
Ico – che può legittimamente anche stare sulle scatole – non “sputa sentenze”, non gli rode di certo, non si erge (al massimo GLI si erge. Forse.) e tutta Pisa che lo conosce (a differenza di chi vuol fare il militante politico senza che nessuno lo conosca nella vita reale) si sta rotolando in terra a leggere “intellettualoide”.
Ma un corso di educazione, civiltà, rispetto, tolleranza e senso dell’umorismo, la Casaleggio Associati quando ve lo organizza?
Ma a Ico gliele direste in faccia queste cose?
Pigliarsi un po’ meno sul serio no, eh?
un artista è libero, liberi sono i cittadini. Libero o libera è il signor o la signora giuska di commentare questo pezzo di Ico Gattai e quindi anche Ico Gattai è libero di scrivere ciò che pensa e di essere liberamente letto da tutti i cittadini liberi, da chi liberamente lo ama, da chi liberamente lo odia, da chi si rotola liberamente dalle risate all’idea di Ico sul “palcoscenico intellettualoide pisano”. Mi piacerebbe che tutti, liberamente, leggessero un po’ al di là dei loro seppur liberi interessi e pensieri, che ci fosse un libero dialogo. E trovo difficile dialogare liberamente con chi finisce con un “che schifo”, che liberamente valuto eccessivo e concludente. E’ quanto meno fastidioso l’atteggiamento che avete per cui o con voi o contro di voi, così come l’assoluta impossibilità di dire liberamente che si ritiene che i modi di Beppe Grillo e anche alcuni dei suoi contenuti, siano da qualcuno non condivisi. O meglio il sapere che appena si faccia un’affermazione del genere si incorrerà in una serie più o meno lunga di improperi. Insomma, è un po’ faticoso e anche alquanto fastidioso. Cioè, vorrei dire, che c’è altro, e che qui sopra, per esempio, non si parlava di quello. Arianna Sarti.
Quello grosso comunque era Michel Gondry
Che tigne! Stanno lì a spulciare anche le confezioni dei biscotti tante volte ci fosse una parolina contro il guru; ma fatevi una risata ogni tanto…e anche una pippa ma senza sensi di colpa per favore!
Ero piccino quando beppone si rotolava nel campo del maracanà si mordeva un braccio e gridava “autoerotismooooooooo”
in quello stesso momento robertone forse era in pausa caffè davanti a un pubblico di merda…
Be’ mi’ tempi…
ah ah ah ah “ti spalmo la crema” che canzone OSHENA
altro che 1° maggio c’e’ SanRemo