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MusiQ Mimì e le altre. Tirate fuori la grinta

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Possono i posteri interrogarsi sul presunto maschilismo di compositori e librettisti? Gabriele Benucci e il maestro Mario Menicagli, ideatori dello spettacolo “Mimì e le altre – Donne all’opera”, andato in scena al Teatro Sant’Andrea lo scorso 5 marzo, si sono risposti di sì, proponendo un percorso attraverso alcune delle figure femminili più celebri e complesse della lirica, grazie al canto e alla recitazione del soprano Francesca Pacini e del mezzo soprano Marta Leung Kwing Chung e all’esecuzione musicale dell’Ensemble dell’Orchestra del Cantiere Lirico.

Dalla “Norma” di Bellini che muore sul rogo al fianco dell’amato Pollione alla Gilda del “Rigoletto” di Verdi, abusata dal duca di Mantova, dalla colpa della felicità di Violetta de “La Traviata” alla scelta della libertà della “Carmen” di Bizet, il pubblico viene guidato in una realtà remota di maschilismo ante litteram. In questa realtà, sono l’autore e il librettista a comporre e scrivere le donne protagoniste e i loro destini, fatti di morte, di abnegazione a uomini che non le meritano, di malattia e censura.

La caratterizzazione generale conferita alle figure femminili dell’opera non concorre però ad una narrazione sommessa e laterale di queste donne, anzi, il protagonismo è loro ambito per eccellenza perché, se sono generalmente considerate passionali e idealiste, votate alla sofferenza
e alla morte,vengono, però, percepite come forze istintive e coraggiose, capaci di fronteggiare il proprio destino e, pur succubi di fatti più grandi di loro, si rivelano poi tutt’altro che prive di personalità. Che non significa assistere a veri e propri slanci di ribellione o a scelte alternative, ma alla dimostrazione di spiriti forti e determinati anche nel momento in cui rinunciano al proprio diritto di vivere per soccombere di fronte all’inevitabile.

Pensiamo a Liù, che muore suicida, dopo le mille torture inflitte dalla gelida Turandot per farsi rivelare il nome del principe ignoto, da lei terribilmente amato anche se irraggiungibile. Straordinario esempio di coerenza e femminilità un’altra pucciniana, Butterfly, la fanciulla giapponese che subisce il ritorno dall’America dell’amato Pinkerton, con un’altra moglie e lei ormai sola, con un figlio, si uccide facendo non potendo neanche in quel momento venire meno alla lealtà accordata all’uomo che ama.

Tanti potevano essere i binari lungo i quali condurre una narrazione attraverso esempi di donne nell’opera, ma mettere in risalto solo la loro inclinazione ad amare l’impossibile e a propendere per uomini fedifraghi e sleali non ha forse reso sufficiente giustizia al tema che poteva svilupparsi da un cammino musicale così vario.

A termine di ogni aria una voce offre i dettagli della storia, quella di Debora Caprioglio, narratrice che si dedica al frivolo disprezzo dell’innamorata illusa o allo sterile elogio della Rosina de “Il barbiere di Siviglia”, che canta il suo mutare da docile donna a vipera se in qualche modo ingannata.

Non centra purtroppo l’obbiettivo meta-teatrale della rappresentazione, lasciando un pubblico perplesso di fronte ai banali riferimenti agli ingrati librettisti – non uomini del loro tempo, ma crudeli sceneggiatori di tragedie umane – in un tentativo di richiamare il tema del femminicidio che poteva essere sviluppato con più attenzione.

Nonostante la debole tessitura extra-musicale, le arie eseguite dai giovani membri dell’orchestra e dalle soprano e mezzosoprano hanno riempito il teatro e le strade antistanti di storie che muovono sussulti e malinconie di arcana memoria. In me, hanno ricordato lo stratagemma principe nella diffusione su larga scala della musica classica e della musica per opera: i cartoni animati di Tom e Jerry, con i loro inseguimenti e dissapori su note che in tenera età neanche percepiamo, ma che se riascoltate da grandi accendono subito il ricordo e lo stupore di aver imparato senza accorgersene.

P.s Nel redarre questo pezzo non sono proprio riuscita a ascoltare di nuovo le opere, mi distraevo troppo. Così ho pensato di ascoltare “Costellazioni”, il nuovo album de Le luci della centrale elettrica, sperando che una miracolosa produzione avesse fatto tornare il ferrarese Vasco Brondi ai tempi in cui “invidiava le ciminiere perché hanno sempre da fumare”. Non è successo, ma l’indignazione all’ascolto è stata molto meno del previsto.

Foto di Michela Biagini

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Pubblicato il: 8 marzo 2014

Argomenti: MusiQ, Quaderni

Visto da: 1683 persone

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Una risposta a: MusiQ Mimì e le altre. Tirate fuori la grinta

  1. avatar Arianna scrive:

    bellissimo.

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