Confcommercio dice no ai cancelli per contrastare spaccio e degrado. Il netto rifiuto arriva da Federica Grassini e Alessandro Trolese, rispettivamente Presidente e Vice-presidente di ConfcommercioPisa: “Pisa ha davvero bisogno di costruire cancelli e gabbie, dove tenere confinati residenti e commercianti? Pensiamo che solo una risposta sensata sia possibile: no”.
Per Grassini e Trolese chiudere cancelli significherebbe decretare il proprio fallimento creando una “sorta di riserva indiana” dove solo illusoriamente si realizzerebbe la protezione di cittadini e commercianti dal degrado e dalla microcriminalità.
“Questa dei cancelli anti-movida – scrivono – è davvero una proposta inaccettabile, tanto più per una città turistica come Pisa, che avrebbe il solo effetto di certificare al mondo la nostra assoluta impotenza a gestire l’ordine pubblico”.
“Spostare un problema di qualche metro, da una strada ad un’altra, è forse risolverlo? Indirizzare tossici e sbandati dal vicolo alla piazza è una soluzione migliore e più efficace? Certo, se anche i cancelli non dovessero poi bastare, si potrebbe ricorrere al filo spinato di Rio De Janeiro e Joannesburg, sperando che in questo caso il rimedio sia efficace!”.
Per una città che mira a ottenmere riconsocimenti intrernazionali, contraddittorio sarebbe la creazione di “zone off limits, la creazione di una città costruita intorno ad un mosaico di piccole corti private, chiuse a chiave e difese da cancelli? Oggi i vicoli e domani le piazze, perché no?”.
L’obbiettivo per Confcommercio è costruire una città accogliente, che sia a misura anche di famiglie e bambini, dove si viva “nel rispetto delle regole e della legalità”. Per questo respingono la proposta dei cancelli: se la sicureza è un diritto, dicono, questa va garantita a tutti, sia in centro che in periferia ed è un dovere che deve essere perseguito dalle autorità.