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DiSbieqo La sedia della felicità

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la-sedia-della-felicita-locandina-lowL’ultima pellicola di Carlo Mazzacurati, film postumo, è una commedia leggera, a tratti fin troppo. Bruna è un’estetista indebitata che tira avanti lottando con i pignoramenti illegali dei suoi fornitori (il loro camion è una delizia di ironia machista). Un giorno, limando le unghie a Norma Pecche, madre di un terribile bandito (una Katia Ricciarelli in versione sguaiata), Bruna si ritrova ignara testimone della sua morte e del suo segreto: ritrovare gioielli preziosissimi nascosti nell’imbottitura di una sedia del suo salotto.
Ecco che il motore della commedia si mette in moto: la caccia al tesoro diventerà una corsa a raccattare i personaggi più astrusi e improbabili, in una ricerca spasmodica (da comiche) di sedie (8, per l’esattezza).

Dino (Valerio Mastandrea in un’interpretazione soft e più raffinata del suo solito atteggiarsi a “romanaccio”) è il tatuatore che ha lo studio di fronte al locale di Bruna e si ritrova casualmente complice, con lei, di questa ricerca della sedia per la felicità.

I personaggi di Mazzacurati si assomigliano per questo tentativo di risollevamento sociale, per questa malinconica ricerca di altro dalla miseria della propria vita. Ecco che si unisce alla coppia anche padre Weiner (Giuseppe Battiston), un prete anomalo, vittima del gioco, indebitato per il videopoker, anche lui testimone della confessione di Bruna.

 

la-sedia-della-felicitaIl triangolo è pronto per incrociarsi in rocambolesche avventure, d’ora in poi saranno molti i personaggi bizzarri che incontreranno lungo il loro cammino: un mago avido, una vamp gretta, patetica e assatanata (il salvaschermo del cui pc merita un paio di grasse risate), un pescivendolo deviato e collezionista, artisti montanari che sembrano usciti da cinico TV.
Albanese interpreta due parti, lui e il suo gemello; Fabrizio Bentivoglio e Silvio Orlando saranno gli addetti alla televendita di quadri (fanno magnificamente il verso alle televendite di cose incomprabili); Milena Vukotic è la medium anziana e ammalata, Lucia Mascino è la moglie separata di Dino; Natalino Balasso è il burbero fornitore che si fa giustizia da solo.

Il film non cade mai nella volgarità tipica delle commedie italiane che hanno ben poco da dire, rimane sospeso tra leggere risate (la scena dell’orso con Battiston rovina l’atmosfera e fa scadere nel già visto, mentre in altre scene sembra far il verso a Ollio).
Lo sfondo è una provincia veneta addormentata dalla crisi, i personaggi, marionette liberate, sono lasciati a vivere il copione del momento, ognuno a proprio modo. Assente la nostalgia dolente  tipica del regista, rimane solo un sorriso amaro, una triste consapevolezza che per risollevarsi occorra solo un miracolo (appunto), un tesoro che arriva dall’irrealtà della fantasia e ci fa sperare in un futuro migliore, rimane il ricordo dei debiti, dell’infelicità dell’insoddisfazione, del lusso del divorzio, dell’ambizione di un’attività in proprio. Alla fine il sapore è comunque di fallimento, anche se, sullo sfondo delle bellissime Dolomiti, la coppia diventa icona di un presepe vivente che avanza verso la felicità.

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Pubblicato il: 28 aprile 2014

Argomenti: Cinema, DiSbieqo, Quaderni

Visto da: 1717 persone

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