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DiSbieqo Nymphomaniac – Volume 2

nymphomaniac

Lars Von Trier (2014)

NymphomaniacCome prevedevo, il film sdoppiato in due non ha giovato granché. Non che alcune cose non ci abbiano guadagnato, ma nel complesso la rottura della pellicola determina una distorsione di visione, tra il prima e il dopo, senza colmarlo sul serio, solo estremizzandolo.
Joe continua, con lo stesso schema di flash-back singhiozzanti, a ripercorrere la storia della sua vita sessuale. Il volume due, però, corre di pari passo con la maturità della donna e, come ci saremmo aspettati fin troppo, va a toccare temi molto più forti, in barba alle morali borghesi e al politically correct.
Alla fine del primo film Joe rimaneva vittima del blocco orgasmico. Ora va peggiorando e, nonostante la relazione d’amore con Jerome, il suo corpo non risponde più agli stimoli del sesso, l’anorgasmia sembra peggiorata in frigidità pura. Jerome deve accettare, suo malgrado, che lei possa soddisfarsi altrove, in cerca di piacere, quel piacere che fin da piccola l’ha pervasa, nutrita, riempita e anche, soprattutto, svuotata.
Ma la relazione si complica con l’attesa e la nascita di un figlio. Una madre imperfetta è già colei che mette sé al primo posto della vita, una ninfomane, allora, che mette la ricerca spasmodica del suo piacere che madre può essere?

Il film si divide in tre capitoli – con un gioco di rimandi alla suddivisione del primo volume , anche se nella titolazione c’è un immediato ostentare dei temi cari al regista – La Chiesa d’Oriente e d’Occidente (L’Anatra Silenziosa); Lo specchio; La pistola.

nymphomaniacCharlotte Gainsbourg dà il meglio di sé in questo secondo film: l’interpretazione è magistrale e l’immedesimazione emotiva ci porta a stare con lei, nonostante tutto. Noi spettatori siamo divisi tra lei e Seligman: da un lato i bisogni di libertà della donna (delle donne tutte?), libertà di essere se stesse-ritrovarsi-prendere in mano i propri desideri e la propria vita, in toto; dall’altro il nostro alter-ego di spettatori, colui che ascolta e basta, perfetto nel suo ruolo di ascoltatore puro che non giudica e che, dunque, rappresenta l’uomo ideale (nel senso di maschio).
Joe tende la corda, va oltre, verso un terreno di non ritorno alla normalità. La vediamo in una sala d’attesa, con altre donne, occhi bassi e imbarazzo generale, ma non sarà un medico, no, sarà il suo padrone. Joe sceglie l’esperienza sadomaso – le scene più belle in assoluto del film, il culo della Gainsbourg che, in primissimo piano, prende colore dal rosa al rosso sangue, mentre la cinghia (di un bravissimo Jamie Bell) segna la pelle. Il piacere ritorna con il dolore e Joe, in astinenza, è obbligata a uscire di casa anche se questo comporta lasciare un figlio piccolo solo nel proprio lettino. Si soffre in sala, le immagini ansiogene fanno trasalire: il bimbo scavalca il lettino e si dirige sul balcone… Von Trier si cita, e lo fa in un modo davvero poco delicato: ci troviamo nell’Antichrist, stessa scena, stessa identica musica “Lascia che io pianga”. Il film è autoreferenziale, si omaggia al cinema in generale, ma anche al proprio cinema – Joe e Seligman non sembrano Grace e Tom di Dogville? E le sue scenografie scarne, teatrali e minimaliste non sono le stesse del finale di questo film?

nymphomaniac4In questo secondo capitolo le digressioni di Seligman si fanno sempre più indiscrete, quasi egocentriche, tant’è che Joe ha quasi l’impressione di non essere ascoltata con attenzione. Seligman è vergine, uomo troppo intellettuale per essere interessato davvero alla sessualità, ossimoro di Joe, ma anche suo pendant per il senso di solitudine e di nostalgica privazione della vita.
Questo secondo film sa di follia e di azzardo: Joe, che parteciperà alle sedute di un gruppo di aiuto per sex addicted, proverà una relazione lesbica con una sua collega, una ragazzina troppo infantile per non infastidire; oppure cercherà una scena di triangolo con due neri (provocazione cliché dei neri come superdotati?) che si risolverà in maniera esilarante.

Il finale, forse scontato?, ci capovolge il tutto: Seligman che aveva fatto la buona figura salvando “la visione maschile”, cade, proprio all’ultimo, negli stereotipi tipici del maschio che non può non cacciare. In fondo sembra ovvio che un vergine possa provare con una ninfomane che ha distribuito piacere a destra e manca… Ma il tradire, infine, la donna che provava fiducia in lui, che gli ha raccontato tutta la propria vita, non conta proprio?
Joe afferma: “forse l’unica differenza tra me e gli altri è che io ho preteso di più dal tramonto, colori più spettacolari quando il sole arriva all’orizzonte. Forse è questo il mio unico peccato”. Forse, lo stesso, vale per Von Trier o, almeno, in questo suo viaggio per scoprir-si, ce lo auguriamo di cuore.

Nymphomaniac – Volume 1

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Pubblicato il: 4 maggio 2014

Argomenti: DiSbieqo, Quaderni

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