Nella notte tra domenica e lunedì 5 maggio un grosso squalo elefante di circa 8 m di lunghezza e del peso stimato di circa 3 tonnellate è rimasto intrappolato nelle reti da posta di un pescatore artigianale di Livorno, e quindi impossibilitato a muoversi e ad ossigenare in maniera opportuna le branchie è deceduto.
Lo comunica l’Arpat, che spiega che l’animale, una femmina di squalo elefante (o cetorino, Cetorhinus maximus), il pesce più grande che vive nei nostri mari, è stato ritrovato ormai senza vita dal pescatore al momento di salpare le reti. Date le grosse dimensioni dello squalo, la sua carcassa è stata lasciata sul posto, nella zona del raddoppio della Meloria, perchè troppo grosso per essere recuperato. Il pescatore ha dato comunque immediata notizia dell’evento alla Capitaneria di Porto ed all’ARPAT, che attua il monitoraggio di questo tipo di eventi grazie al progetto MEDLEM (Mediterranean Large Elasmobranchs Monitoring), progetto di respiro mediterraneo che ARPAT coordina.
Lo squalo si trovava adagiato su un fondale di 32 m e solo grazie all’impiego dei sommozzatori dei VVF è stato possibile compiere una dettagliata documentazione fotografica che ha permesso di stabilire con certezza la specie e stimare la dimensione. Il tentativo di recupero e trasporto a terra del grosso esemplare è risultato piuttosto complesso ed è fallito quando parte della coda del pesce si è rotta e lo squalo è tornato sul fondo nei pressi del luogo di ritrovamento.
Il cetorino è uno squalo considerato vulnerabile secondo le categorie IUCN e protetto ai sensi della Convenzione di Washington (CITES, Appendice II), della Convenzione di Barcellona (App. 2), della Convezione di Bonn (App.1 e 2) e della Convenzione di Berna (App. 2). I dati relativi agli avvistamenti e/o catture accidentali di questa specie richiedono quindi grande attenzione ed hanno massima priorità nelle attività di monitoraggio portate avanti dai progetti come il MEDLEM.