di Pietro Rivasi*
Ogni artista ospitato da Indoor Outodoor declina a suo modo l’esperienza di writer, alcuni prediligendo l’arte figurativa, altri ricorrendo ancora una volta a quelle lettere che li hanno accompagnati durante tutto il percorso artistico:
Francesco Barbieri, attraverso la rappresentazione grafica e spettrale di paesaggi urbani, città e mezzi di trasporto che dovrebbero brulicare di vita, racconta la percezione di chi attraverso l’arte ricerca di dare vita a luoghi effettivamente sovraffollati, ma totalmente privi di umanità.
Personaggi umani e umanoidi, animali e pattern astratti sono invece i motivi ricorrenti di Aris e Giorgio Bartocci, due artisti che usano linguaggi e tecniche differenti ma le cui opere derivano dalle lettere con le quali hanno composto i loro nomi per più di 15 anni, prima che l’evoluzione li portasse a manipolarle a tale punto, da sublimarle in rappresentazioni figurative.
Le lettere rimangono invece protagoniste del lavoro di Lineapiatta, nome dietro il quale si cela un collettivo, ma anche in quello di Etnik e Soap the wizard che propongono opere direttamente derivate dal writing.
Etnik “scolpisce” il suo nome in lettere tridimensionali, strutture imponenti ma allo stesso tempo così leggere da dare vita a città fluttuanti, mondi sospesi dove cemento e natura si compenetrano in una raffigurazione critica e fantastica della realtà.
L’habitat del writer viene quindi rappresentato e dipinto dalle lettere e dai volumi che le intersecano, creando un raffinato gioco di mise en abyme.
Un approccio istintivo, quasi antitetico, caratterizza invece le opere di Soap the wizard, la cui ricerca sul lettering arriva all’estremo trasformando l’esercizio calligrafico in logo design e pura grafica: partendo dalle radici del writing, le lettere e le colorazioni dei primissimi dipinti comparsi sulle subway newyorchesi all’inizio degli anni 70, arriva alla creazione di un linguaggio proprio, in cui spesso un elemento prende il sopravvento, divenendo simbolo e sostituendosi alla firma.
Lineapiatta, collettivo costituito da Massimo Sospetto e Daniele Tozzi, coniuga calligrafia, grafica e tipografia. Campiture compatte e monocromatiche, linee taglienti e nette proprie della grafica vettoriale sono il manifesto di Massimo Sospetto. Il senso di freddezza e precisione che emana dalle sue opere realizzate per gli spazi espositivi, grafiche realizzate a computer stampate ed applicate su supporti diversi, si ritrova inalterato nei lavori realizzati artigianalmente su muro, frutto di una tecnica maniacale maturata con infinite ore di pratica ed esercizi di ripetizione.
Daniele Tozzi reinterpreta invece quella che può essere definita la “madre nobile” del writing, la calligrafia, creando calligrammi, scritte che compongono disegni. Un esercizio puramente grafico, linee nette e tinte piatte, che, attraverso l’interpretazione frutto dell’esperienza di writer, attualizza una pratica “uccisa” da Gutenberg nel XV secolo.
Fondatore di “Icone”, festival internazionale di arte urbana, e socio di D406 Fedeli alla linea, galleria d’arte contemporanea, Modena