Come raggiungere il Litorale senza intossicare la fauna con centinaia di auto e compromettere il pomeriggio di riposo con ore di fila sul Viale D’Annunzio? L’interrogativo non ha ancora una risposta definitiva, e mentre commercianti, tecnici comunali, ambientalisti e operatori turistici cercano soluzioni creative con l’estate alle porte, dal Parco di San Rossore vengono ricordati alcuni limiti e divieti alla viabilità selvaggia. Fra tutti, quello dell’utilizzo delle strade bianche, proposto lo scorso anno dai commercianti e tornato di moda in questi giorni.
Che non sia un’ipotesi praticabile lo ricorda lo stesso Ente, dato che per aprire un accesso come quello alle strade bianche si dovrebbe mettere mano al Piano Territoriale del Parco, uno strumento di pianificazione che richiede, per essere modificato, di passare addirittura dal consiglio regionale. Non una cosa da poco quindi, per un’ipotesi che non è mai stata analizzata con una valutazione d’incidenza certificata che ne mostrasse limiti e opportunità.
Ma i commercianti sono già sul piede di guerra e commentano: “Il no alle strade bianche è un atto d’imperio gratuito e pregiudiziale, contrario all’ambiente e alla sua sostenibilità”. A pensarla così è Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio Pisa. “Una decisione paradossale perché con l’idea di proteggere l’ambiente, secondo il principio malsano dell’immobilismo, si finisce con il danneggiarlo tout court. Aprire in via straordinaria alcune strade bianche, durante i mesi estivi, nei giorni di maggior afflusso al litorale pisano, permetterebbe una migliore e più agevole circolazione del traffico e farebbe risparmiare molto in termini di emissioni e impatto ambientale”.
Sulla vicenda interviene anche Fabrizio Fontani, presidente di ConfLitorale ConfcommercioPisa: “Crediamo che il dialogo debba essere sempre alla base del rapporto tra istituzioni e imprese”, afferma. “A maggior ragione siamo stupiti da questo atteggiamento di chiusura dell’Ente Parco, che si rifiuta persino di entrare nel merito della nostra proposta. Il Parco si definisce volano di sviluppo, ma in questo specifico caso si dimostra non coerente con la propria missione di coniugare ambiente e turismo sostenibile, rinunciando a priori a valutare una proposta degli imprenditori. Infine, mi sembra giusto sottolineare, che proprio perché il Parco si è inserito a posteriori in un contesto già antropizzato come quello del litorale, atteggiamenti di chiusura così perentori non hanno motivo di esistere”.
Così come è apparso improprio l’accostamento, apparso sui giornali, del problema della viabilità a quello del raduno scout: mentre le strade bianche sono in un’area che è riserva naturale, il raduno dell’Agesci dovrebbe svolgersi in un’area a vocazione agricola. Una differenza notevole.
Plaude invece, la posizione del Parco, Legambiente Pisa, che in una nota sostiene “che il Parco abbia agito correttamente nel rispetto delle sue funzioni, mentre le proposte avanzate non risolvono il problema”. “Ricordiamo – scrive l’associazione – che tutte le aree protette sono costituite e mantenute con l’obiettivo di conservare il valore naturalistico dell’ambiente. E questo non è un lusso, ma una necessità per mantenere un minimo di qualità ambientale, che è un bene per tutti, come è anche la risorsa economica base per le attività turistiche. Quindi l’Ente Parco, difendendo la qualità del bosco litoraneo, ha correttamente interpretato il suo ruolo e ha operato per il bene fisico ed economico del territorio”.
“L’esperienza dimostra (non mancano gli studi in proposito) che l’apertura di nuove strade induce un aumento di circolazione e il risultato è di avere più auto senza avere risolto i problemi di traffico”, e aggiunge: “Non è possibile pensare a una continua crescita senza limite del traffico veicolare. Verso il mare, come in città, la soluzione è lo spostamento della mobilità dall’auto privata a un mezzo pubblico efficiente e navette (a queste sta pensando anche il Comune di Pisa), che devono trovare vie preferenziali. Senza dimenticare la bicicletta”.