La soprintendente dice il primo “no” al progetto tecnico presentato dal Teatro Rossi Aperto per il recupero e il collaudo di una parte del Teatro, e di fatto quindi, alla richiesta di concessione. Richiesta, spiegano dal Rossi che era “il risultato della trattativa con il precedente soprintendente Stolfi”.
Una decina di giorni fa, il 3 luglio, si è tenuto l’incontro fra TRA, il Comune, con gli assessori Andrea Serfogli e Dario Danti, e la nuova soprintendente Paola Raffaella David che sembra segnare un brusco passo indietro rispetto alle trattative fino ad oggi intavolate e rendere più incerto il futuro delle attività del TRA.
“Dopo mesi di trattative bilaterali e colloqui ufficiosi – scrivono dal TRA – si doveva finalmente avviare il percorso di riconoscimento del TRA e rifunzionalizzazione del teatro. Noi siamo arrivati all’appuntamento con tutti i compiti svolti alla perfezione: progetto di messa a norma con vie di fuga e adeguamento degli impianti elettrico e di riscaldamento, con studio per la realizzazione in piccole fasi”.
Il progetto di minima, a cui è stato affiancato un piano complessivo di uso degli spazi coerente con la rifunzionalizzazione progressiva delle sale, è stato pensato per essere messo in atto compatibilmente con le disponibilità finanziarie e l’attività culturale e sociale del teatro. A redarlo una nutrita squadra di tecnici teatrali, impiantisti, ingegneri e un architetto teatrale.
Ma il progetto non è piaciuto all’architetto David che ha mischiato le carte in tavola proponendo una concessione del teatro al Comune di Pisa, che attraverso i suoi tecnici potrebbe procedere a un adeguamento minimo in modo da ottenere l’agibilità per una parte degli spazi. Comune che a sua volta, secondo gli intendimenti della soprintendente, potrebbe darne la concessione all’Associazione Teatro Rossi Aperto.
Una proposta a cui il Comune non sembra interessato: a conti fatti questa strada comporterebbe l’impiego di risorse comunali su un bene che tornerebbe poi a distanza di qualche anno nelle mani della Soprintendenza. Senza contare che un’eventuale assegnazione del Comune dovrebbe poi passare per un bando.
“Contro ogni principio di realtà e di senso – raccontano dal Teatro Rossi – la soprintendente ha continuato a chiamarci studenti e occupanti illegittimi, ha negato di avere mai richiesto a noi di presentare un progetto di messa a norma e ha annaspato tra leggi e responsabilità, brandendo la minaccia dello sgombero. La sola cosa che ci è parso di aver colto è la volontà della Soprintendente di sbarazzarsi al più presto del Teatro, percepito come problema, dandolo al Comune perché lo assegni. E la richiesta, esplicita, che noi liberiamo il teatro perché appunto possa essere dato al Comune”.
Al Teatro Rossi Aperto resta la convinzione che la proposta avanzata, “un’alternativa valida”, debba quanto meno ricevere ascolto: “Chiediamo che ci si confronti con un’esperienza politica che procede da due anni e che ha sufficiente autonomia di elaborazione da presentare un progetto artistico, culturale, politico e tecnico: è solo grazie a questo progetto che ci si è trovati a discutere, e non è possibile misconoscerlo ed estromettere dalla discussione chi lo promuove”.
E una richiesta il TRA la avanza anche al Comune. Se si ritiene, dicono, che “il bene vada restituito alla cittadinanza affinché sia un luogo di sperimentazione di democrazia e arte insieme, lo dichiari pubblicamente e lo faccia presente con chiarezza alla Soprintendenza, favorendo la stabilizzazione della riapertura anche – questo il nostro auspicio – mettendo in discussione le forme canoniche di assegnazione”.
A difendere l’esperienza del Teatro Rossi Aperto l’assessore alla cultura Dario Danti che sottolinea il “portato di innovazione culturale che ha portato in città. Una ricchezza e un patrimonio che non deve essere disperso”.
Un impegno per il recupero del Teatro Rossi, come ricorda l’assessore Danti, è contenuto anche nel programma di mandato del sindaco Marco Filippeschi, anche attraverso, si legge “fasi di parziale ripristino dell’agibilità e delle condizioni di sicurezza, con proposte della città al MiBAC, discusse fra le istituzioni e i gruppi d’impegno culturale che perseguono direttamente l’obiettivo di un uso dello spazio”.