La commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale sta loro negando lo status di rifugiati, e per i 25 ragazzi e uomini ospiti nella struttura di Piaggerta alla mancata integrazione si aggiunge l’ulteriore incertezza della loro condizione giuridica.
I profughi hanno quindi convocato la stampa per richiamare l’attenzione sul limbo annunciato in cui si trovano da mesi, sulla lingua italiana che non sanno parlare perché le lezioni non si tengono più, sulle giornate infinite che si ripetono uguali a se stesse fra la macchia immersa nel Parco di San Rossore e le poche biciclette che a turno consentono di raggiungere il centro.
“Sono tre i loro problemi principali” spiega Sergio Bontempelli dell’associazione Africa Insieme, vicina ai ragazzi in questa fase della loro permanenza in Italia. “Il primo riguarda l’organizzazione del loro futuro: vogliono essere indipendenti ma non ne hanno in alcun modo la possibilità. Il secondo problema riguarda le condizioni fisiche della struttura: vivono in 25 con un solo bagno funzionante, muffa sui muri e zanzariere rotte”.
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Buonasera Signore e Signori, mi chiamo Sissoko Mamadi e sono cittadino del Mali.
Intanto i ragazzi hanno preso carta e penna e hanno scritto una lettera aperta alla città, alla quale non mancano di mostrare gratitudine per l’accoglienza ricevuta, ma senza nascondere la difficoltà della loro situazione, che non deve essere dimenticata. Ecco di seguito la lettera.
mi chiamo Sissoko Mamadi e sono cittadino del Mali. Sono felice di essere qui con voi a tenere questa conferenza stampa. Vi ringrazio, a nome di tutto il mio gruppo, di averci dato questa opportunità.
Vi ringraziamo per tutto quel che avete fatto per noi, dal nostro arrivo nella provincia di Pisa fino ad oggi, e ci auguriamo che tutto proceda per il meglio in futuro.
Mi rivolgo personalmente al Comune e al Prefetto.
1) Noi non siamo immigrati. Siamo rifugiati. Siamo fuggiti dai nostri paesi perché vi erano dei problemi [e non per nostra scelta personale]
2) Chiediamo la vostra protezione in nome dei diritti dell’uomo. Vi chiediamo di poter avere educazione e formazione, e chiediamo di essere indipendenti;
3) Chiediamo lo status di rifugiati e la residenza.
Abbiamo delle immagini che mostrano il luogo in cui viviamo. In questo momento tutti i bagni sono otturati e non funzionanti, la finestra della cucina [sono rotte] e la sala da pranzo è allagata. Vi chiediamo di darci ciò che è nostro diritto. In questi sei mesi nulla è cambiato per noi, e coloro che sono andati alla Commissione hanno avuto risposte negative. Vi preghiamo di aiutarci.