di Giovanni Cignoni
Oggi è il Linux Day, il giorno dedicato al sistema operativo libero e alla quantità di applicazioni che ci girano sopra altrettanto liberamente. L’iniziativa ha già la sua storia: in Italia è nata nel 2001 e tradizione vuole che si celebri l’ultimo sabato di ottobre o giù di lì.
Come ci sono tante versioni (distro, in gergo) di Linux (è la libertà, bellezza), c’è anche il Linux Day internazionale celebrato la domenica più vicina al 25 agosto, data scelta come compleanno di Linux. Ma sono candidate altre due date: 3 luglio e 5 ottobre. Tutte e tre sono date di post in cui Linus Torvalds annunciava il progetto sul newsgroup comp.os.minix. Era il 1991, il web emetteva qualche primo vagito, ma internet c’era da tempo e con essa c’erano i forum, solo si chiamavano newsgroup, erano frequentati da persone interessanti, ma già imperversavano troll, flame etc.
Quindi, nel 1991, mese più, mese meno, nasce Linux. Possiamo chiederci se il ’91 segni anche la nascita del software libero, cioè quei programmi che non hanno costi di licenza e sono fatti per essere copiati, modificati e ridistribuiti facilmente e con la coscienza tranquilla.
La risposta è no. Il software libero nasce prima. Quando?
Seconda ipotesi: con il progetto GNU.
La verità è che il software nasce libero
Come si fissa la nascita del progetto GNU? Ovvio, con la data dei post in cui Richard Stallman annunciava il progetto sui newsgroup di ARPAnet e Usenet. Correva il 1983, ARPAnet altri non era che il primo nome di internet, Usenet era invece un’altra rete geografica, diversa, ma già dal 1980, attraverso il nodo di UC Berkeley, aveva iniziato a fondersi con ARPAnet.
Da GNU ebbe origine la Free Software Foundation che ancora oggi difende la libertà del software. Memorabili le sue campagne, da quella del 1989 contro la Apple che, con schiere di legali, cercava di monopolizzare il mercato delle finestre, alle più recenti contro le soluzioni Microsoft.
Ma no, neanche il progetto GNU, per quanto importante, segna la nascita del software libero.
La verità è che il software nasce libero. Appena si iniziò a programmare si pensò a farlo in modo tale che scambiarsi i programmi, adattarli alle proprie esigenze, passarli da una macchina all’altra fosse facile. Le primissime idee per scrivere i programmi in modo umanamente leggibile (il famoso sorgente, inutile se non aperto, open source per gli anglofoni) risalgono al progetto EDSAC di Cambridge UK e nei primi anni ’50 circolavano liberamente. Per esempio, nel 1957 ispirarono i ricercatori pisani impegnati a costruire la Macchina Ridotta, ma si trovano anche in “The Black Cloud”, romanzo di fantascienza di Fred Hoyle, astrofisico e scrittore – non vi dice niente? qualche anno dopo firmerà “A for Andromeda”; non conoscete la serie TV con Paola Pitagora? beh, male
Non solo. Agli inizi era libero anche l’hardware. Sempre in zona Macchina Ridotta, i nostri attinsero a piene mani ai progetti altrui. Per esempio, l’addizionatore riusava le idee nate in IBM, la memoria le soluzioni del MIT. Senza che nessuno sentisse l’urgenza di chiamare gli avvocati, a Pisa costruirono una bella macchina, piccola, ma con il meglio delle soluzioni del momento.
D’altra parte, la storia dei calcolatori moderni comincia, nel 1945, proprio con un atto di condivisione delle idee: la pubblicazione da parte di John Von Neumann del “First Draft of a Report on the EDVAC” (i nomi dei primi calcolatori si somigliano tutti, questa volta siamo in USA).
Qualcuno nel gruppo di ricerca dell’EDVAC non la prese bene, sia per questioni di possibili brevetti, sia per questioni di paternità delle idea. Né ci sono elementi per sostenere che Von Neumann fosse mosso da pura scienza, altruismo e disinteresse. Era peraltro un bel tipo: a lui, studioso della teoria dei giochi e membro delle commissioni strategiche durante la guerra fredda, si deve l’acronimo MAD per l’idea di mantenere la pace preparando la Mutual Assured Destruction.
Fatto sta che il First Draft, circolando apertamente, mise tutti in condizione di partire dall’idea giusta (i calcolatori con una memoria unica per programmi e dati, si fanno ancora così) e, variando sul tema, dar luogo a quell’exploit tecnologico che, in pochi anni, fece la rivoluzione informatica.
L’hardware e il software si chiuderanno dopo, quando entrò in gioco l’informatica commerciale e le idee, magari già vecchie e spesso anche sviluppate con finanziamenti pubblici, diventarono prodotti la cui esclusiva, che elimina la possibilità di concorrenza e garantisce facili profitti, va ottenuta e difesa con tutti i mezzi. Inclusi i legali.
GNU, la Free Software Foundation, Linux sono nati per riconquistare una libertà perduta.
Perciò, viva i pinguini e buon Linux Day a tutti!
1. Tux, la mascotte di Linux
2. La spilla della campagna della FSF contro la Apple
3. Il logo della campagna della FSF contro i DRM di Vista (e dei suoi successori)
4. Un brano del romanzo di Hoyle, nella traduzione di Bianciardi del 1959. Il codice riportato è il frammento iniziale di un programma. I caratteri T, A, U sono mnemonici di istruzioni. Ostico, ma già molto più leggibile di una sequenza di zeri e uni.
L’edizione e’ la tredicesima e non l’ottava