“I campionamenti svolti fino ad oggi hanno dato risultati tranquillizzanti”, così gli assessori regionali ad Ambiente e Salute, Anna Rita Bramerini e Luigi Marroni commentano i risultati delle prime analisi svolte sulla rete idrica toscana per valutare la presenza di cemento-amianto nelle tubature ed i rischi per la salute connessi.
Il monitoraggio, deciso dopo l’incontro tra Autorità idrica toscana, settori Sanità e Tutela delle risorse idriche regionali, Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica e Sistema informativo di prevenzione collettiva, evidenzia come solo 1926 km su 32.339 km, il 5,96% per la precisione delle tubature toscane contenga amianto. Dati che fanno parlare il presidente dell’Azienda idrica Alessandro Bonifazi di “situazione positiva” ma che dipingono uno scenario differenziato: la maggior concentrazione di impianti in amianto si trova infatti nelle province di Pisa, Firenze e Livorno. A Pisa in particolare, più della metà delle tubature è realizzata in cemento-amianto.
L’Azienda idrica regionale proseguirà le analisi anche nei prossimi mesi, il problema è che sull’effettiva pericolosità legata all’ingestione delle fibre di amianto gli studiosi non concordano. Bramerini e Marroni ribadiscono che secondo le norme dell’Organizzazione mondiale della sanità non esiste alcun legame certo tra l’ingestione ed i rischi per la salute, “quindi non serve stabilire un limite o indicazioni per valutarne la presenza”.
Le indicazioni degli esperti non sono univoche, soprattutto rispetto ad una serie di usi domestici, quelli che prevedono la bollitura e la conseguente evaporazione ad esempio potrebbero produrre fibre aerodisperse. Adesso sarà l’ISPO che dovrà valuterà i rischi connessi a questo tipo di attività. Intanto gli assessori hanno scritto al ministero dell’Ambiente ed a quello della Sanità “per chiedere che sia fissato un valore limite di legge”.
Quello che è certo è che per sostituire le tubazioni, costruite per la maggior parte tra gli anni ’60 e gli anni ’80, servono molti soldi: “300 euro per ogni metro” secondo il direttore dell’azienda idrica regionale Alessandro Mazzei. “Costi che andrebbero a finire direttamente in bolletta”, denuncia il comitato No Amianto Publiacqua, che ha raccolto 2000 firme in 10 giorni per denunciare il comportamento del gestore idrico delle province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo.