Il 18 dicembre 2014 il Tribunale di Torino ha assolto Marta Camposano, attivista No Tav di Pisa, dalle accuse di minaccia e violenza aggravate nei confronti di operatori delle forze dell’ordine, porto e detenzione di armi da guerra e lesioni aggravate.
L’attivista era stata denunciata a piede libero nella notte tra il 19 e il 20 luglio 2013, quando una manifestazione al cantiere TAV in Val Susa venne attaccata dalle forze dell’ordine con lacrimogeni e scontro.
“Attacco che avviene nei boschi, lontano dalle reti di quel fortino militare che dovrebbe essere un cantiere; attacco in cui, ancora una volta, si usa gas CS, così tossico da essere proibito in guerra; attacco che mette centinaia di manifestanti – uomini e donne, giovani e anziani – in una condizione pericolosa e difficilissima, inseguiti nel buio, tra i gas: 63 feriti, 2 fermati, 7 arrestati”.
Marta in quella notte venne colpita con una manganellata sulla bocca, quando già era stata bloccata, e dopo ore di attesa venne portata all’ospedale dove i medici le misero 8 punti in bocca. Il giorno successivo all’accaduto lei denunciò pubblicamente di essere stata palpeggiata, molestata e ingiuriata sessualmente.
Dopo la denuncia il tentativo di delegittimazione da parte di alcuni esponenti politici, in particolare il senatore Francesco Esposito del PD che l’appellò come bugiarda, aggiungendo che le manganellate “se l’era cercate”.
Il 26 luglio l’attivista ha quindi denunciato le molestie e le violenze subite; la procura apre un fascicolo contro ignoti ma nulla si muove. “È la controinchiesta di Marta ha portare, un anno dopo, all’identificazione di tre esponenti delle forze dell’ordine”, dicono oggi i suoi compagni. “E solo l’insistenza della sua legale a far passare il fascicolo sul reato di molestie da ‘contro ignoti’ a ‘contro noti’: è il 12 dicembre 2014. Il 15 dicembre la procura chiede l’archiviazione”.
Nonostante l’assoluzione di Camposano gli attivisti No Tav chiedono perché le persone denunciate, “che ora hanno un nome e un cognome, non devono essere processate? Chi ha stabilito che la divisa autorizza a violare le donne?”