Il 17 e il 18 Gennaio al Cinema Teatro Lux andrà in scena un misfatto: due giovani disoccupati dei tempi moderni verranno assoldati da una Confraternita segreta per compiere un atto assolutamente straordinario. Tito e Dodo, così si chiamano i due protagonisti dell’atto illecito, rimandando chiaramente ai presunti nomi dei ladroni crocifissi insieme a Gesù Cristo, dovranno proprio trafugare la salma del figlio di Dio in cambio di un’ingente somma di denaro. Parte proprio da qui lo spettacolo teatrale In Religioso Silenzio del Circo della Fogna, dal punto in cui i due amici si ritrovano in un momento di grande tensione e di transizione tra un passato precario, difficile e fatto di sotterfugi necessari alla sopravvivenza e il sogno impossibile che sembra proprio a un passo da loro: diventare improvvisamente ricchi, dire addio alle difficoltà di una vita passata e crudele e finalmente incontrare la speranza dell’emancipazione.
Ma Tito e Dodo sono due cosiddetti disoccupati cronici, in preda a uno stato di assopimento e torpore, due inetti di oggi che, nel momento in cui si ritrovano a dover compiere l’azione che gli è stata richiesta, si fanno sopraffare da paure concrete e materiali: il cattivo odore, il buio nel cimitero e tutte quelle piccole ansie che li rende sostanzialmente umani. Il problema sorge però quando, aprendo il sepolcro, i due si accorgono che lì non c’è nessun corpo. Cosa fare? Mentire? Scappare? O addirittura farla finita e impiccarsi?
La resurrezione,l’episodio più rivoluzionario della religione cattolica e del pensiero del mondo occidentale: la visione dei fatti è prettamente laica, ma non viene meno il fascino del mistero
Dall’antica Grecia recuperano anche la concezione del teatro in sé e per sé che per i due attori è un vero e proprio rito collettivo, un momento di condivisione, di creazione di quella tensione esplosiva e travolgente tra chi assiste e chi interpreta[quote
Se infatti, è lo spettacolo live a dover fare i conti con una serie di problematiche legate alle sue forme sempre identiche a se stesse da anni, a doversi confrontare con la straordinarietà e la velocità di nuovi mezzi, il concetto di teatro non morirà mai: è un bisogno, una necessità, è la storia che ci portiamo dietro e continuiamo a raccontare; e proprio su una continua ricerca di nuove forme, di nuovi modi per rendere tutto questo più interessante per la comunità si basa gran parte del lavoro del Circo della Fogna. Oltre che, chiaramente, quell’essere sempre alla ricerca di ciò che rende il teatro eterno: “Dovremmo sentire sempre l’esigenza di riunirci e vedere le storie davanti ai nostri occhi”, mi dicono i due attori senza accorgersi che quell’entusiasmo, quelle conoscenze e quella passione di riportare il teatro al suo significato primigenio non sono solo “tentativi” come preferiscono chiamarli loro, ma sono prove di un mestiere fatto di impegno, fatiche e convinzioni; sono la spinta giusta che riporta a galla la voglia di prendersi del tempo per sé e per gli altri, di condividere le proprie emozioni in un unico luogo e abbandonarsi ad esse e a quella straordinaria tensione emotiva, che solo il teatro riesce realmente a creare.
Alessandra Vescio