Filippeschi ha firmato il nuovo provvedimento – il precedente scade oggi, 5 febbraio – e lo estende ai loggiati di piazza Vittorio Emanuele e al primo tratto di via Benedetto Croce
Nonostante quella chiarissima presa di posizione del nuovo prefetto di Pisa Attilio Visconti: “Non sono molto d’accordo con quell’ordinanza”, rilasciata al Corriere Fiorentino all’indomani del suo insediamento, il Comune ha preferito continuare la propria strada e riconfermare le misure repressive per la zona della Stazione.
Parliamo appunto dell’ordinanza “anti bivacco”, emessa dal sindaco Marco Filippeschi come misura estrema per i fenomeni di spaccio e degrado nella di viale Gramsci e su cui proprio il prefetto Visconti con quella posizione ne auspicava un superamento e atteggiamento diverso da parte dell’amministrazione nel fronteggiare il problema.
Filippeschi ha firmato il nuovo provvedimento – il precedente scade oggi, 5 febbraio – e lo estende ai loggiati di piazza Vittorio Emanuele e al primo tratto di via Benedetto Croce. La proroga, di tre mesi, sarebbe stata condivisa dal Prefetto “con un percorso iniziato fin dal suo insediamento”, si legge in una nota, ed è attiva da subito.
Ricordiamo i divieti previsti: consumare bevande alcoliche fuori dai locali; deporre e abbandonare al suolo bottiglie, contenitori per bevande e qualsiasi altro genere di rifiuti. Sedersi o sdraiarsi per terra e davanti ai negozi e intralciare i passanti. Ai titolari degli esercizi di vicinato che vendono bevande alcoliche è vietato mettere a disposizione degli acquirenti apribottiglie, cavatappi e simili.
Gli esercizi commerciali devono esporre in vetrina, e ben visibile dall’esterno, il cartello multilingue fornito dall’amministrazione comunale con i divieti. Gli esercizi commerciali devono pulire le aree antistanti se sporcate dai loro avventori.
E se l’amministrazione afferma che l’ordinanza “ha contribuito a migliorare la situazione nell’area”, restano aperti i tanti problemi sociali di cui il degrado e l’alcolismo sono solo la coda finale. Come ricordava il prof. Fedele Ruggeri proprio sulle pagine di questo giornale, il rischio è che “le ordinanze sortiscano solo effetti auto-anestetici”.
“Il punto – diceva Ruggeri – è creare circuiti virtuosi per le fasce più deboli. Penso ai senza tetto: se gli viene offerto un piatto di minestra, ogni giorno, l’urgenza di ‘bere una birra’ diventerà meno pressante e allo stesso tempo percepiranno un intervento continuo, un’assistenza che soddisfa alcuni bisogni primari, come il cibo, allentando il circuito di rabbia e depressione cui invece sarebbero destinati”.