Tratto dal romanzo Il contesto di Leonardo Sciascia Cadaveri eccelenti è il primo fillm di Francesco Rosi che vediamo a marzo: un giallo intriso dell’attualità degli anni settanta
Eccoci al primo film di Francesco Rosi che voleva esser visto nonostante siamo già a marzo. Perché Francesco Rosi mi sta veramente sorprendendo; e, lo so, non sto dicendo niente di strano visto che questo nostro regista è stato amato e celebrato da tutti. Le mani sulla città continua ad essere imbattuto a preferenza personale, e più ci penso e più sta scalando anche la mia classifica generale.
Ma veniamo a Cadaveri eccellenti: è del 1976 ed è tratto dal romanzo Il contesto di Leonardo Sciascia. Non è il solito film inchiesta, o almeno non del tutto. È un giallo principalmente: c’è un investigatore della polizia che viene mandato ad investigare la misteriosa uccisione di un giudice, poi di un altro, poi di un altro, poi di un altro. L’investigatore, Amerigo Rogas (Lino Ventura), sospetta sia una questione di vendetta ma poco alla volta comincia anche a sospettare che ci possa essere la mano dei vari poteri forti. Non un film d’inchiesta, ma l’attualità degli anni settanta c’è tutta: rapporti tra forze occulte e Stato, tentazioni golpiste, le rivolte studentesche, l’inerzia del PCI, la strategia della tensione. Immagino merito anche di Leonardo Sciascia.
La storia si svolge per buona parte in un luogo o più luoghi imprecisati del sud dell’Italia, ripresa come sempre da Rosi in modo meraviglioso. La prima scena del film, titoli di testa inclusi, si svolge tutta nella Cripta dei Cappuccini di Palermo: una vera carrellata di scheletri vestiti, tanto per chiarire subito di cosa parlerà il film. Altre suggestive immagini sono state girate a Napoli e a Lecce. Notevoli anche certe scene di funerali.
Quello che infatti mi colpisce del cinema di Francesco Rosi è la cura, il virtuosismo, la ricercatezza delle immagini, la bellezza dei luoghi che sceglie per raccontare le sue storie. È chiaro che se si pensa a Rosi si pensa al coraggio dei suoi film inchiesta, al lavoro di denuncia che fa, e non alla bellezza delle immagini. Ecco, si può fare tutt’e due.
Le due battute famose del film sono: “L’errore giudiziario non esiste” pronunciata ovviamente da un giudice; e “La verità non è sempre rivoluzionaria” pronunciata dal Segretario del PCI. La prima apre il film, la seconda lo chiude.
Lo dico: ma dove sono finiti tutti i nostri Francesco Rosi?