Reintegro con riduzione di stipendio e di ruolo per il direttore tecnico, nessun licenziamento ulteriore, riduzione del 12% degli stipendi. Ieri sera dal palco del Lux i lavoratori hanno chiesto un piano di sviluppo e di rilancio, e un progetto culturale per il teatro
Una nuova proposta è arrivata ieri dalla Fondazione Sipario onlus per attuare il piano di risparmi che in questi mesi ha messo in agitazione i lavoratori della Città del Teatro di Cascina. Dopo incontri annullati, scioperi e presidi ieri la riunione con i rappresentanti sindacali. La proposta sul tavolo da ieri prevede il reintegro del lavoratore licenziato, il direttore tecnico Giuliano De Martini: un rientro che passa dalla perdita della qualifica di direttore, con un abbassamento dal primo al secondo livello del contratto nazionale, e una conseguente riduzione di stipendio. Nessun licenziamento poi per le due addette alle pulizie e una riduzione del 12% dello stipendio per i lavoratori a tempo indeterminato.
Un piano, sui cui sindacati e lavoratori si confrontare nei prossimi giorni, che per il cda garantirebbe dunque quel risparmio di 90 mila euro annui necessari a garantire la copertura del finanziamento bancario di circa 680 mila euro, contratto dalla Fondazione per coprire le perdite dei bilanci 2008-2013.
Ma accanto alla salvaguardia dei posti di lavoro, questa vertenza per il lavoratori del Teatro di Cascina investe questioni di più ampia portata.
Nell’incontro organizzato ieri al Teatro Lux da L’Altra San Giuliano, Una città in comune, Rifondazione Comunista Cascina, Progetto Rebeldìa, Collettivo il Nodo, e che ha visto accanto ai lavoratori di Cascina quelli del Maggio Musicale Fiorentino, a emergere nelle parole di Francesca Pompeo, attrice, regista, formatrice, lavoratrice della Città del Teatro dal 1998, è l’esigenza “di un piano di sviluppo e di rilancio, che questo CdA non ha”.
“Ciò che vogliamo – ha spiegato Francesca Pompeo – è un progetto culturale che renda La Città del Teatro un luogo di produzione di cultura, di aggregazione. Serve dunque qualcuno che voglia prendersi cura del teatro, di questo luogo. E ciò difficilmente può accadere se si percorre la strada delle collaborazioni saltuarie, a giornata e a progetto”.
Ecco allora che “l’attacco alla direzione tecnica è un attacco al luogo e al modo di renderlo organicamente vivo. E contestualmente all’idea di lavoro inteso anche come progetto di vita e come strumento per prendersi cura di un luogo e di un progetto”.
Accanto a questo i lavoratori rilevano l’assenza della politica: “Dalle dichiarazioni del sindaco Antonelli, che detto di fregarsene della nostra mobilitazione, al silenzio del presidente della Provincia Marco Filippeschi a cui abbiamo scritto, emerge l’assenza di una presa di responsabilità rispetto alle decisioni che vengono prese”, eppure la Fondazione Sipario onlus altro non è che una “proprietà” del Comune di Cascina e della Provincia di Pisa che esprimono il consiglio di amministrazione.
Un vero piano di risanamento, che non passi dal solo sacrificio del personale del Teatro, un piano di sviluppo, un progetto culturale è ciò che chiedono i lavoratori del teatro di Cascina. E accanto a questo trasparenza e competenza.
“Chiediamo un CdA diverso – ha detto Maurizio Coroni, maestranza de La Città del Teatro – che controlli la gestione dei soldi in modo diverso”. A intervenire ieri sera anche l‘assessore al bilancio del Comune di Cascina, Paola Baglini (Federazione della Sinistra) che ha messo subito le mani avanti sottolineando da un alto come la sua fosse una partecipazione e un intervento “da cittadina” e non come rappresentate della Giunta. E dall’altro come “non fosse direttamente lei a occuparsi della questione, non essendo sua la delega alle partecipate (che è del sindaco Antonelli, ndr)”. “Sono dalla parte del lavoro” ha detto, ma “il Comune di Cascina non può permettersi una Mercedes, bensì una Cinquecento”. E “trattandosi di soldi pubblici, e dovendo quindi rendere conto e stare dalla parte dei cittadini, se sussiste una situazione di esuberi se ne deve prendere atto”.
La situazione del Teatro di Cascina non è certo isolata, come ha dimostrato ieri anche la testimonianza di Vittorio Corti, macchinista del Maggio Musicale dal 2001 a contratto a tempo determinato: “Dai 435 dipendenti del 2014, siamo passati ai 280 attuali. E a maggio ad andare a casa saranno alte 50 persone”.
La proposta emersa ieri sera è stata dunque quella di uscire da lotte singole e costituire un coordinamento regionale dei lavoratori dello spettacolo, per avere una voce più forte e difendere un’idea di cultura che può e deve essere anche uno strumento per uscire dalla crisi. Produrre cultura per costruire “il senso del paese”, per creare presidi sul territorio, qualcosa dunque che non può essere ridotto a mera questione economica.