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Città del Teatro, arriva il primo licenziamento. È scontro fra direzione e sindacati, lavoratori divisi

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Parla Giuliano De Martini, il direttore tecnico che è stato licenziato nel piano di risanamento della Fondazione Sipario. Intanto 23 lavoratrici e lavoratori prendono carta e penna per difendere la linea della Fondazione e della direzione artistica


La prima lettera di licenziamento è arrivata a La Città del Teatro di Cascina. A riceverla Giuliano De Martini, direttore tecnico del teatro. Secondo il piano presentato dal CdA della Fondazione Sipario onlus seguirà l’esternalizzazione del servizio di pulizia: due le persone impiegate a momento in questo ruolo con contratto part time che dovrebbero essere reimpiegate nella ditta che prenderà in appalto il servizio se accetteranno il piano.

Un piano che garantirà al teatro di Cascina un risparmio di 90 mia euro all’anno, necessario per garantire l’equilibrio di bilancio. Un pareggio che per il 2014 (e dunque senza i tagli programmati) sembrerebbe però essere stato raggiunto: i sindacati parlano infatti di una chiusura di bilancio che farà registrare un lieve saldo positivo.

Dopo la mobilitazione del fine settimana scorso, Giuliano De Martini ha preso carta e penna per scrivere una lettera aperta: “Intervengo per la prima volta in merito ad alcune questioni apparse negli ultimi mesi sui quotidiani che riguardano la mia persona e la soppressione del mio posto di lavoro che non ha altra motivazione che un ipotetico risanamento di bilancio della Fondazione Sipario Toscana”.

“La prima cosa che ho da dire – scrive De Martini – è che sono stato licenziato. Non è un’ipotesi (per fine marzo) come si continua a scrivere. Dopo 25 anni di lavoro, ho ricevuto la lettera datata 6 febbraio. Senza un confronto, senza, come si continua a scrivere, ‘offerte di collaborazioni a giornata’ né niente di simile. Dell’intenzione sono stato informato dai giornali e della decisione da una raccomandata. Fine”.

Giuliano De Martino, alle spalle 38 anni di esperienza in teatro, sottolinea che “se la dirigenza avesse voluto incontrarmi avrei dichiarato la mia disponibilità a rinunciare all’indennità legata alla funzione di direzione tecnica, convinto come sono che la possibilità che il teatro sopravviva e che la salute mia e dei miei cari valga molto di più di quella cifra. Ma mi è parso chiaro dalla lettera di licenziamento e dall’ultima dichiarazione del sig. Sindaco (il quale pare reputare un privilegio l’avere un posto di lavoro), che dichiara lapidario ‘non me ne frega niente’, che aprire spazi per un confronto non interessi”.

Dopo lo sciopero di sabato infatti il sindaco di Cascina Alessio Antonelli ha dichiarato al Tirreno che “le lotte dei lavoratori non sono tutte uguali” e che di fronte a una situazione privilegiata come quella della Città del Teatro non ha intenzione “di chiudere gli occhi” e di “accettare privilegi”, aggiungendo: “Per dirlo in parole povere, non me ne frega niente. Serve un passo indietro da parte di tutti”, dichiarando la propria disponibilità a incontrare i sindacati confederali.

Di fronte a un confronto che sembra inasprirsi con il passare dei giorni De Martini, che ormai ha perso il posto di lavoro, ci tiene però a fare alcune precisazioni. La prima sul costo del suo posto di lavoro che “è quello stabilito dal Contratto Nazionale del Lavoro, niente di diverso. Timbravo il cartellino di quel posto da un quarto di secolo, perciò fare paragoni (com’è stato scritto) con chi collabora senza obblighi di presenza è capzioso e sleale. In questi tanti anni, assieme ai miei colleghi, abbiamo cercato di contribuire ad un progetto culturale” e aggiunge “per noi il bene del teatro è sempre stato al primo posto”.

“Mi permetto – conclude Giuliano De Martini – di commentare i giudizi espressi sullo sciopero di questi giorni. Mi pare evidente che sia stata una scelta estrema di fronte a una situazione estrema. Liquidare l’esercizio di un diritto facendo la contabilità dei danni, dimenticando i danni, incomparabilmente più gravi, che nel corso del tempo sono stati fatti da coloro che hanno avuto le responsabilità politiche che ci hanno portato fin qui, mi pare francamente una grave mistificazione”.

Ma ieri De Martini non è stato l’unico a far sentire la propria voce. Mentre in rete inizia a raccogliere adesioni la petizione lanciata dai lavoratori de La Città del Teatro, diretta a Sindaco e Consiglieri Comune di Cascina, Presidente Provincia di Pisa, C.d.A. Fondazione Sipario Toscana, con cui si chiede di evitare i licenziamenti e aprire un confronto costruttivo con i lavoratori, un’altra lettera aperta è stata diffusa da un altro gruppo di dipendenti del Teatro.

23 firme, fra cui anche nomi di attrici come Katia Beni e Anna Meacci (che vengono considerate lavoratrici dato che in quanto attrici vengono assunte in occasione delle loro esibizioni) che prendono le distanze dalle posizioni espresse da Cigl, Cisl e Cobas. “Abbiamo più volte chiesto, in privato di rispettare le posizioni diverse dei dipendenti ma la nostra richiesta è rimasta inascoltata” scrivono.

“Il lavoro di revisione della spesa messo in atto già dal 2014 dalle Direzioni e dal Cda – si legge nella lettera indirizzata ai giornali – rappresenta un percorso complesso che ha coinvolto sindacati e lavoratori in prima persona.  Nonostante ci si ostini a negare l’evidenza dei fatti, riteniamo che il confronto tra le parti in gioco sia avvenuto, tanto che di recente quasi tutti i lavoratori stabili (quelli presenti in sede) hanno avuto la possibilità di discutere con il Presidente Michelangelo Betti e le Direzioni le 11 proposte di riduzione dei costi, presentate da sindacati e dipendenti per evitare i tagli del personale”.
Le 23 firme a sostegno
Katia Beni ,Costantino Buttitta, Manuela Casini, Fabrizio Cassanelli, Rita Cei, Annalisa Cima, Margherita Citran, Chiara Del Rosso, Annick Emdin, Stefano Filippi, Simona Franco, Serena Gatti, Laura Gazzarrini, Annastella Giannelli, Silvia Giusti,Sonia Grassi, Valentina Grigò, Bianca Lapi, Erina Maria Lo Presti, Anna Meacci, Antonella Moretti, Raffaele Natale, Letizia Pardi

Proposte che, dicono i firmatari, “sono state valutate con attenzione”, ma se alcune “si potranno mettere in atto (ma da sole non basteranno a “far tornare i conti”), alcune sono state ritenute irrealizzabili (con motivazioni obiettive), altre in realtà, più che ridurre la spesa, prevedono un investimento alto per raggiungere risultati incerti”.

Opposizione ferma dunque “all’ingiustificata sfiducia nell’attuale gestione del teatro, della quale sosteniamo invece il lavoro: un impegno che ha portato finalmente, nel 2014, alla chiusura in pareggio del bilancio”.

Ma, replicano i Cobas “i vertici della Fondazione al momento di quantificare le proposte alternative ai licenziamenti  hanno disdetto l’incontro con i sindacati, solo allora è partito lo sciopero. Da fatti circostanziati nasce la nostra sfiducia verso i vertici della fondazione e verso chi, come la Giunta Antonelli, nell’arco di pochi mesi ha cambiato versione dei fatti cercando di rompere l’unità sindacale e appoggiando la direzione del Teatro per coprire le gravi responsabilità del Comune nell’attuale crisi”.

I 23 firmatari difendono poi nella lettera il “valore del Progetto Artistico di Donatella Diamanti (per cui è nata anche una raccolta di firme), che ha ridato senso alla mission della Fondazione Sipario Toscana onlus, ha ricostruito l’immagine di un teatro aperto alla cittadinanza, alle nuove generazioni (anche di artisti) e alle urgenze del sociale”. Raggiungendo risultati di pubblico che “non possono essere trascurati”.
Insomma “la progressiva ed evidente rinascita de La Città del Teatro rischia di essere cancellata da un’opposizione cieca, irresponsabile e deleteria, che porta danni al lavoro di tutti e all’ente che anche noi rappresentiamo. Basti pensare che le iniziative di protesta intrapresa, proprio quelle che dovrebbero servire alla salute del nostro teatro (secondo sindacati e alcuni lavoratori) nel solo fine settimana del 6-8 marzo hanno causato circa 15 mila euro di perdite  tra gli spettacoli prodotti saltatati in tournée (questa la stima resa nota dal Presidente del CdA sabato 8 marzo, ndr)”.

“Ricordiamo alla cittadinanza – conclude la missiva – che, qualora una parte dei lavoratori decidesse di attivare nuove forme di mobilitazione, il teatro non interromperà tutte le attività, come dichiarato in altri comunicati stampa falsi e pericolosi, specifichiamo infatti che non tutti aderiranno agli scioperi proclamati”.

“Nessuno ha mai messo in discussione o sfiduciato il progetto della direzione artistica” commenta Stefano Del Punta della Cgil. Che aggiunge “‘oggetto della discussione di questi giorni investe questioni di natura economica. Ciò che chiediamo è che si riapra il tavolo e il confronto. Non crediamo che, come ha dichiarato il Sindaco, un posto di lavoro rappresenti un privilegio”.

La proposta dei sindacati
1- Riduzione del costo della manodopera che porterà a un risparmio di circa 25, 30 mila euro
2- Risparmio di circa 8 milia euro sul responsabile della sicurezza: oggi questo ruolo è ricoperto da un esterno al teatro, I sindacati propongono di formare per questo ruolo un lavoratore già dipendente della Formazione, in modo da evitare questa spesa
3- Ricorso all’avvocatura del comune, in modo da risparmiare circa il 10 mila euro della consulenza esterna.

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Pubblicato il: 10 marzo 2015

Argomenti: Economia-Lavoro, La Piana

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4 risposte a: Città del Teatro, arriva il primo licenziamento. È scontro fra direzione e sindacati, lavoratori divisi

  1. avatar Daniele Donatini scrive:

    Sono con Giuliano da amico da collega da direttore degli allestimenti.Giuliano fa parte di quella categoria di tecnici in estinzione,lo conosco dal 1982 insieme siamo diventati direttori di scena e quello che mi ricordo mi porta a un ragazzo pieno di energia che masticava Teatro al Quirino e la sua scelta sul da fare e sul da farsi era delineata.Offrirsi al Teatro con amore passione e disciplina cosa che aveva appreso appena sbarcato in palcoscenico.Le qualità migliori di un tecnico teatrale e quello che lo sostengono sono l’amore per il Teatro e quanto per stesso si è disposti a sacrificare ,bene Giuliano ha vissuto e ha visto crescere la sua persona e la sua professionalità senza abbandonare questa meravigliosa idea di essere in Teatro col Teatro per il Teatro.Ridurre una figura professionale come la sua a un di più è quanto di più sbagliato si possa fare e non lo dico per il lavoro che viene a mancare i teatranti sono consapevoli della loro precaria instabilità ma lo dico rispetto alla rinuncia alla persona e alla sua esperienza alla sua conoscenza alla sua ancora forte generosità nel condividere. Bene mi scalderei su questo argomento e non lo voglio fare. Ho finito lo spazio

  2. avatar Annalisa Zungri scrive:

    Non conosco assolutamente De Martini, dunque qualsiasi mio commento deve essere considerato completamente privo di parzialità. Se mi permetto di pronunciarmi in proposito è perché mi sembra una situazione ai limiti dell’umana sensibilità, sia semplicemente trattare un lavoratore (di qualsivoglia categoria) con tale mancanza di rispetto alla sua persona e di cura nei confronti del suo operare ormai più che decennale, sia il generale rischio di sottomettere ogni attività, soprattutto quelle culturali, ad una totalizzante ragione economica, che certamente vuole la sua parte (nessuno vuole negarlo, sarebbe da stupidi), ma non senza un minimo di ragionevolezza. Spero che si apra un confronto, a guadagnarci sarebbero ovviamente il Teatro, coloro che vi lavorano da anni, ma anche le stesse autorità, si risparmierebbero la figura meschina che stanno rischiando di fare.

  3. avatar Giorgio scrive:

    Stiamo parlando di uno stipendio di 57000 euro l’anno ed a De Martini è stato anche proposto di restare con un diverso contratto di collaborazione…

    <>

    http://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2015/02/03/news/vicini-al-primo-pareggio-di-bilancio-in-dieci-anni-1.10791138

    • avatar alice scrive:

      Spett. Giorgio,
      stiamo parlando di un “costo azienda” di 57.000 € che, come saprà, è largamente diverso da quello che arriva in busta paga. In ogni caso poi il costo sopracitato è quello stabilito dal CCNL più l’indennità di funzione revocabile. Si aggiunge inoltre che, come avrà avuto modo di leggere, al lavoratore non è stata fatta nessun’altra proposta di collocamento, ma che lo stesso ha ricevuto notifica del licenziamento tramite raccomandata. Cordialmente,
      Alice Guadagni

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