Continua il buio periodo per la Misericordia di Pisa, cominciato con il dissesto finanziario che ha portato alla lunga vertenza risolta, in parte, con il licenziamento lo scorso ottobre di 34 dipendenti. A denunciare la persistenza della crisi e delle difficili condizioni di lavoro di chi è rimasto, sono i Cobas, che domanda apertamente se siano in programma nuovi licenziamenti.
Una domanda che parte dalle “insistenti e diffuse voci di una definitiva crisi economica che avrebbe spinto il Magistrato della Confraternita a convocare in fretta e furia una riunione con dipendenti e volontari per i primi di Aprile”. Già due mesi fa i Cobas esprimevano la loro forte preoccupazione ai vertici della Misericordia per l’assenza di un piano industriale: “Il crollo di immagine della Misericordia ha allontanato molti soci, creato in città un clima di sfiducia che si ripercuote negativamente sulle attività profit e non profit (crollo del numero dei funerali, abbandono da parte dei medici con la fine di ogni attività diagnostica e ambulatoriale che è stata “regalata” ad altri soggetti privati)”.
“La responsabilità di questa situazione – aggiungono – ricade non solo sulla Misericordia Toscana (del tutto assente) ma sull’attuale magistrato la cui unica preoccupazione parrebbe essere lo smantellamento definitivo dell’attività lavorativa (se così non fosse avrebbero ripreso alcune attività come quelle del trasporto sanitario e sociale, avrebbero affittato porzioni della sede del Cep sulla quale si aggirano interessi speculativi che di fronte alla chiusura delle attività e al fallimento della Confraternita pisana realizzerebbero un acquisto a dir poco vantaggioso)”.
Sulle condizioni di lavoro elencano una serie di nodi critici: “L’assenza di adeguati, e a norma di legge, dispositivi di protezione individuale – armadietti e tute da lavoro – carenza di pulizia e manutenzione dei locali a disposizione del personale, assenza di informazioni relative ai rischi specifici, compresi quelli legati alla gestione delle emergenze, carente (a dir poco) la stessa informazione e formazione dei lavoratori, assenza di una specifica valutazione del rischio biologico derivante dalla vicinanza dei lavoratori della Misericordia a pazienti infortunati (o affetti da patologie possibili fonti di rischio)”, fino a parlare di “ambulanze non adeguatamente pulite e igienizzate”.
“Un anno – dicono ancora i Cobas – fa avevamo chiesto alle istituzioni locali di adoperarsi concretamente per la salvaguardia dei posti di lavoro ma sono arrivati solo silenzi eccezion fatta per l’assessore Romei e per la Regione che si sono impegnati fino all’ultimo per scongiurare i licenziamenti. Inqualificabile, invece, l’atteggiamento dell’Amministrazione comunale che ricordiamo aveva annunciato l’apertura di un conto corrente a sostegno dei licenziati, conto di cui si è perso traccia”.
E concludono: “La difesa dei pochi di lavoro rimasti è necessaria visto che trovare una occupazione alternativa è praticamente impossibile come dimostra la situazione in cui si dibattono i licenziati, il 90% dei quali ancora disoccupato. Per questa ragione vogliamo chiarezza e certezze e l’impegno concreto a salvaguardare i posti di lavoro senza dimenticare i lavoratori e le lavoratrici disoccupati per i quali si sono spese tante parole ma ben pochi fatti”.